Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2019

31 Civiltà del Lavoro novembre 2019 SPECIALE el 2021 in Europa partirà il nuovo ciclo di programmazione economica. Il Parla- mento eletto a maggio scorso e la nuo- va Commissione daranno vita insieme al Consiglio europeo al bilancio setten- nale che definirà le politiche per i prossimi anni. Il Vecchio Continente vive, dunque, una fase di transizione molto im- portante, nella quale si innestano fenomeni e cambiamenti tutt’altro che trascurabili: il ritorno del neoprotezionismo in primis, la quarta rivoluzione industriale e i cambiamen- ti climatici. L’analisi di Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica di Mi- lano, prende le mosse da questa sintetica panoramica e si sofferma su due aspetti a suo avviso emblematici dal pun- to di vista economico. Il primo è la portata del prodotto interno lordo dell’Unio- ne europea, calcolato in circa 23 triliardi di dollari nel 2018 e che, a parità di potere di acquisto, collocano il Vecchio Continente subito dopo la Cina e prima degli Stati Uniti; il secondo aspetto è il successo dell’euro, che oggi “pesa” nel paniere del Fondo monetario internazionale per cir- ca il 30%. Un bel risultato per una moneta nata soltanto venti anni fa, quando il dollaro costituiva la valuta presso- ché unica delle transazioni internazionali. A questo risulta- to certamente ha contribuito anche l’azione di Mario Dra- ghi, presidente uscente della Bce, al quale Quadrio Curzio attribuisce il merito di essere stato “cruciale nel salvare la costruzione europea” e di aver consolidato l’euro durante la crisi economica. In questo contesto l’Italia occupa una posizione peculiare, sottolinea il docente. Da una parte è molto rispettata per diversi motivi, fra cui, a titolo di esempio, per essere stata uno dei paesi fondatori del primo nucleo dell’Unione quale fu la Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca); dall’altra, negli ultimi anni “ha vissuto una crisi economica potentissima”, che tuttavia ha stimolato molte imprese a innovare. Ne è scaturito che queste imprese “sono riuscite a mantenere, anzi a guadagnare, posizioni sui mercati eu- ropei e internazionali”. Tornando all’Europa il presidente emerito dell’Accademia nazionale dei Lincei afferma che adesso vi è necessità di un rilancio strutturato, che duri nel tempo e guardi almeno ai prossimi dieci anni. È positivo innanzi tutto che ai vertici di due delle più importanti istituzioni, quali la Commissione europea e la Bce, siano arrivate rispettivamente due don- ne del calibro di Ursula von der Leyen e Christine Lagarde. Ed è in particolare sulla prima che l’economista si sofferma, analizzando alcuni punti del programma in virtù del quale il Parlamento europeo l’ha eletta lo scorso luglio. “Von del Leyen – ricorda – insiste molto sulla rivoluzione dell’intelli- genza artificiale e a un certo punto afferma che occorre ‘in- vestire moltissimo per conseguire in Europa una sovranità tecnologica in determinati settori’. Ciò significa non avere PIÙ INVESTIMENTI per evitare la stagnazione Alberto Quadrio Curzio sottolinea la necessità di rilanciare gli investimenti con un approccio che guardi almeno ai prossimi dieci anni N Alberto Quadrio Curzio

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