Civiltà del Lavoro, n. 6/2018

91 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 INTERVISTE cercato di investire sul mio territorio d’origine, anche in controtendenza rispetto a molti colleghi, come successo pochi anni fa quando abbiamo in un solo anno investito nella nostra città un importo superiore al fatturato dell’an- no stesso. Pur avendo vissuto all’estero per molti anni e continuando a vivere spostandomi in diverse città italia- ne, il mio legame con Genova è molto forte. Non mi so- no mai tirato indietro quando mi è stato chiesto di dare un contributo e tutt’ora partecipo con interesse ai proget- ti di sviluppo, che spero si attuino in tempi brevi, soprat- tutto della parte logistica. Genova è una città da scopri- re, con un potenziale altissimo. Ma perché possa essere conosciuta, visitata, apprezzata e valorizzata, ha necessi- tà di avere infrastrutture efficienti e collegamenti miglio- ri. Sono temi tutt’altro che retorici, dai quali dipendono il destino e il futuro di questa città. Si dice sempre che turismo e cultura potrebbero esse- re un’industria, ma si rimane sempre al condizionale. Mancanza di fiducia, troppa improvvisazione? Di fatto questa attività è un’industria a tutti gli effetti, con processi operativi diversi da quelli più classici, ma lo è e va considerata tale per l’importanza, la qualità e la quan- tità di beni culturali presenti nel nostro Paese, che ne rac- chiude tra i più significativi al mondo. Non sempre in Italia abbiamo dimostrato la capacità di valorizzare le nostre ec- cellenze in campo culturale e turistico, ma non dobbiamo mai smettere di provarci, possibilmente in modo integrato e sistemico, affinchè si possa generare valore per le no- stre comunità e più in generale per l’economia del Paese. D’altra parte sono un irriducibile ottimista e lavoro con de- terminazione perché turismo e cultura possano rendere l’Italia un luogo migliore dove vivere e dove investire. • ti web sempre più interattivi, le relazioni tra aziende e privati cittadini. Negli ultimi 150 anni siete stati protagonisti di diversi settori dell’economia italiana: settore dell’olio, tessi- le, navi mercantili, navi da crociera e, appunto, edu- tainment. Quali sono i valori cui si ispirano i membri della “Ditta Costa”, come amate definirvi? I valori sono quelli che ci ha trasmesso la nostra famiglia: il rispetto per il prossimo, l’onestà, la cultura del lavoro. È fondamentale generare “lavoro” all’interno di una co- munità e credo che solo in questo modo si possa raffor- zare il tessuto economico ma anche sociale di un territo- rio e contribuire a contrastare l’immobilismo di cui soffre il nostro Paese. E poi, anche se può sembrare un concetto scontato, il va- lore della trasparenza. Di qui la mia scelta di descrivere l’azienda nel suo com- plesso attraverso la rendicontazione non finanziaria vo- lontaria, che adottiamo da quattro anni. Un modo di integrare i diversi capitali sui quali impat- ta l’azione dell’impresa tenendo conto che spesso sono gli aspetti intangibili a fare la differenza. Oggi una buona azienda non si misura più solamente dal suo rendimen- to e dalla sua situazione economica e finanziaria, ma an- che da quel complesso di fattori che impattano su capita- le umano, organizzativo, sociale, relazionale, ambientale. Descrivere e raccontare la propria azienda integrando i vari capitali rende possibile una maggiore conoscenza e com- prensione rispetto al mondo esterno, ma stimola anche internamente le persone ad approfondire la conoscenza dell’azienda del suo complesso, contrastando il pensiero a compartimenti stagni. La mia intenzione è quella di pro- seguire nel percorso di crescita con l’ambizione di gene- rare non solo opportunità di business ma anche valore e benessere da condividere. Il suo legame con Genova e i genovesi è, naturalmen- te, viscerale. Ora è una città ferita, su quali forze do- vrà fondare la sua reazione? L’imprenditore dal mio punto di vista deve essere in gra- do di risolvere i problemi il più possibile con le sue forze, senza pesare sulla comunità, ma anzi contribuendo posi- tivamente e attivamente al successo di un territorio. Cre- do fortemente nel valore che gli imprenditori possono ge- nerare attraverso gli investimenti. Per questo ho sempre

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