Civiltà del Lavoro, n. 6/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2018 17 le, se offrirà opportunità alle nuove generazioni riducendo in modo sensibile l’attuale, insostenibile livello di disoccu- pazione, particolarmente giovanile, se i suoi ragazzi deci- deranno di andare all’estero per migliorarsi e accrescere le proprie esperienze e non perché costretti dalla necessità. L’unità nazionale non è soltanto un dato territoriale, o giu- ridico. L’unità si fonda sulla coesione della società, ed è mi- nacciata dagli squilibri, dalle diseguaglianze, dalle margi- nalità, dalla mancata integrazione di gruppi e fasce sociali. Per questo il lavoro, come indica la nostra Costituzione, è elemento basilare dell’unità. Il lavoro per tutti: obiettivo a cui le politiche pubbliche devono tendere costantemente, cercando di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento. Il lavoro resta la vera priorità, la bussola di ogni nostro sfor- zo. Per questo l’impegno degli imprenditori a rendere più forti le loro aziende, a investire, a cercare nuovi mercati, a innovare, a migliorare la qualità dentro la fabbrica e l’im- patto con l’ambiente esterno, è altamente prezioso. Le isti- tuzioni devono fare la loro parte, ma a creare il lavoro sono anzitutto le imprese, e compito di chi riveste funzioni pub- bliche è rendere più agevole la loro positiva attività e più favorevoli le ricadute sociali dei risultati economici. Siamo alle prese con un rallentamento della congiuntura, che riflette incertezze internazionali e comporta rischi per il nostro sistema economico e produttivo. È necessario pre- stare un’elevata attenzione a quanto accade e alle dina- miche che ne possono scaturire. Vanno garantiti equilibri che rafforzino le capacità delle nostre imprese e, al tempo stesso, tutelino il risparmio degli italiani, riducano le aree di povertà e precarietà, consentano di ammodernare le in- frastrutture in modo che il Paese non perda terreno. Par- liamo di equilibri dinamici, che vanno continuamente veri- ficati guardando ciò che accade fuori da noi, nell’Europa, » L’ITALIA DIVERRÀ PIÙ FORTE SE RIUSCIRÀ A RIDURRE I DIVARI ESISTENTI TRA NORD E SUD, TRA CITTÀ E AREE INTERNE, TRA TERRITORI DOTATI DI INFRASTRUTTURE MODERNE E ZONE STRUTTURALMENTE PIÙ SVANTAGGIATE

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