Civiltà del Lavoro, n. 2/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO II - 2018 30 INCHIESTA come quelle in cui operatori umani e robot lavorano insie- me, e quelle nei quali i prodotti potranno non solo esse- re montati nella fase di produzione, ma anche smontati a fine vita. Su questo fronte si aprono strade nuove anche per l’artigianato. Un impatto notevole potrà averlo anche sulla logistica – ba- sti pensare alla rivoluzione in corso nell’ambito delle auto e anche dei camion a guida assistita e autonoma – e nel- la cosiddetta agricoltura di precisione, con macchine, co- sì per fare un esempio, sensibili ai tassi di umidità del ter- reno e in grado di gestire in modo scientifico l’irrigazione di campi e orti. COSTRUTTORI E NON SOLO UTILIZZATORI Se nessuno discute i progressi in termini di qualità dei pro- dotti e dei processi di produzione, molti temono la quanti- tà di lavoro che invece verrà sottratta dai robot agli uma- ni. Nessuno può fare previsioni sicure, viviamo un cambio di paradigma, eppure la storia e i primi dati sull’Industria 4.0 suggeriscono ottimismo. “L’effetto iniziale della prima Rivoluzione Industriale – ricorda Dario – fu quello di una ri- qualificazione su larga scala del lavoro operaio”. Il primo ampio studio sugli effetti dell’automazione sull’e- conomia tedesca, la più avanzata in Europa anche su que- sto fronte, indica dal canto suo che le macchine non solo non hanno sottratto posti di lavoro, ma ne hanno creati di nuovi e meglio retribuiti. Secondo il Centre for European Economic Research di Mannheim, dal 2011 al 2016 l’ingresso dei robot nel mer- cato del lavoro tedesco ha portato a un aumento comples- sivo dell’occupazione compreso tra l’1,5 e l’1,8%. Se all’i- nizio le macchine hanno assorbito e velocizzato una serie di mansioni, portando a un calo di posti di lavoro del 5%, in seguito ne hanno generati di nuovi, e di meglio pagati. Come è possibile? Perché un’azienda può produrre la stes- sa merce, in maniera più economica, il prodotto costa me- no e si vende di più; serve quindi assumere più persone per soddisfarla. Accenture Strategy ha di recente licenziato il report annua- le “Future of working: re-working the revolution” in cui si legge, tra l’altro, che in pochi anni il potenziale in termini di ricavi della nuova robotica industriale può valere il 38% con un impatto positivo sull’occupazione fino al 10%. Che il sentiment diffuso verso il 4.0 sia positivo lo confermano i sondaggi di Accenture: il 65% dei lavoratori italiani (addi- rittura più della media mondiale che è del 62%) si aspetta che l’AI migliori la qualità della vita e per il 70% è cruciale sviluppare competenze che permettano di lavorare insie- me con le macchine intelligenti. Il vero elemento di cambiamento sta nella collaborazione continua, intensa e proficua tra uomo e macchina. In tutti questi ambiti serviranno macchinari sempre più intelligen- ti, flessibili e interconnessi. Il ruolo dell’Italia sarà non tanto quello di produrli ma pri- ma ancora quello di concepirli. La vera sfida, e allo stesso tempo la grande opportunità, è quindi quella di investire con decisione. “Possiamo diventare costruttori e non soltanto utilizzatori di robot. È una opportunità concreta per mantenere e persino aumentare i posti di lavoro. Noi i robot li sappiamo ideare, sviluppare e costruire, e di questo dobbiamo essere con- sapevoli. A Pisa, poi, abbiamo grandi centri di innovazione e di sviluppo di internet. Ecco, internet e robot sono il con- nubio che c’è solo in questa realtà”. L’idea è quella di fa- vorire la specializzazione nella ideazione e nella produzio- ne di robot per applicazioni specifiche. Per esempio robot per chirurgia, robot per riabilitazione, robot per servizi di trasporto e mobilità, robot per lo smontaggio e per l’eco- nomia circolare, robot per agricoltura, robot per applicazioni marine, droni. “Noi italiani – conclude – possiamo offrire la nostra competenza anche nel campo degli ambienti virtua- li e della realtà aumentata, strumenti indispensabili nelle fabbriche del futuro”. Ecco, con l’avvento dell’internet del- le cose e il progresso degli automi “intelligenti”, la fabbri- ca diventa un altro luogo, per molti aspetti ignoto. La paura è comprensibile, ma non può essere un freno. E a sentire chi quel futuro contribuisce a disegnarlo, non lo sarà. • (c.f.)

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