Civiltà del Lavoro, n. 1/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2018 29 INCHIESTA conflitti etnici e religiosi aggravati dalle tensioni tra gover- no centrale e uiguri (minoranza musulmana turcofona) e snodo rilevante delle nuove vie della seta. A sottolineare l’importanza della Bri in chiave interna è in- fine anche il suo modello di governance. Responsabile dell’esecuzione dell’iniziativa è la Commis- sione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme (Cnrs), orga- nismo dalla forte vocazione “nazionale” in quanto orga- nismo promotore dell’economia di piano per lo sviluppo delle province occidentali, le più economicamente arretra- te del colosso asiatico. UNA SINFONIA PER UN NUOVO ORDINE MONDIALE Detto questo, la proiezione della potenza economica cinese verso l’“esterno” rimane il cuore della Bri e forse, dal punto di vista simbolico, ad attestarlo meglio di ogni altra cosa è il recente inserimento del progetto nello Statuto del Parti- to Comunista Cinese nel corso del 19° Congresso naziona- le. La Cina in questo modo palesa innanzitutto a se stes- sa una rinnovata vocazione globale. “La via della Seta”, si legge inoltre sul sito del Governo cinese “è stata proposta dalla Cina, ma non è un assolo della Cina. Un’analogia migliore è quella di una sinfonia suonata da un’orchestra composta da tutti i paesi che vi partecipano”. Merci, tecnologie, cultura, persone saranno le note di questa sinfonia scritta attraverso relazioni bilaterali e organismi in- ternazionali multilaterali (Aseam, Sco, 16+1, Apec, Asean + ). A esprimere ancora più efficacemente le ambizioni riposte nella Bri è l’ex ministro degli Esteri He Yafei. “La Cina vuole guidare la nuova globalizzazione – ha affermato nel corso del Forum di Pechino – e la Belt and Road Initiative si pre- senta dunque come la risposta cinese al cambiamento de- gli scenari geopolitici, alla crisi economica globale, e punta a definire un nuovo ordine mondiale, o meglio: a dettare le regole del sistema attuale”. Tra “Sogno Cinese” e aspirazioni paternalistiche dal segno neoglobal, quel che è certo è che a Pechino la Bri serve ec- come per trovare nuovi mercati di destinazione attraverso cui smaltire un’evidente sovracapacità industriale, per ele- vare la qualità dei prodotti grazie a know-how straniero (e qui l’Italia ha le carte in regola per giocarsela), per promuo- vere la tecnologia cinese in ambito ferroviario e per diver- sificare le fonti di risorse energetiche. Ridisegnare le rotte del commercio euro-asiatico serve inol- tre a Pechino anche per potenziare, laddove possibile, le vie terrestri per alleggerire la dipendenza dalla talassocra- zia statunitense. SEI CORRIDOI PER CONNETTERE L’EUROPA Quali sono le rotte che daranno forma alla Belt and Road Initiative? Ferrovie, porti, strade e tutto il corredo infrastrut- turale e tecnologico teso a collegare la Cina con l’Eurasia e l’Africa saranno organizzati su sei corridoi di intermodalità che abbinano mare e terra: la Transiberiana e i corridoi » 1.000 mld$ di investimenti 4,5 mld di persone coinvolte 900 progetti 65 paesi attraversati 200 mila posti di lavoro prodotti I NUMERI DELLA VIA DELLA SETA

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