Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

INTERVISTE 79 all’attitudine di non dare nulla per scontato e soprattutto al- la voglia di credere che nul- la sia impossibile, che anche le sfide più difficili si possono combattere e vincere. Basti pensare poi, anni dopo, a quando ho scalato la Rizzoli: sembrava una sfida impossi- bile, contro colossi economi- ci che avevano lanciato una contro Opa per contrastarmi, eppure si è rivelata una bat- taglia vincente. Ogni obiettivo si può realizzare grazie al lavoro, all’impe- gno, alla passione, all’entusiasmo e sapendo cogliere il momento giusto. Bisogna anche capire quando val la pe- na lottare e quando invece ci si imbarca in una battaglia persa in partenza. Anche la scelta di acquistare il Torino F.C. è da spiega- re per un milanese come lei. Sono milanese d’adozione ma piemontese di nascita, da ragazzo ho sempre giocato a calcio; il Torino da ragazzo era la mia seconda squadra e poi mia madre è sempre stata una grande tifosa “granata”, fin dai tempi del Gran- de Torino. Così, quando nell’agosto 2005 l’allora sindaco Sergio Chiamparino mi chiese se ero interessato a pren- dere la squadra, la sfida mi ha subito eccitato e in po- chi giorni, il 2 settembre 2005, avevo già preso il Torino. La costante crescita imprenditoriale è sotto gli occhi di tutti: quale il prossimo obiettivo? Magari un grup- po editoriale oltreconfine? Abbiamo già un grande gruppo editoriale internazionale, la Unidad Editorial, posseduta al 100% dalla Rizzoli, che in Spagna ha tre importanti quotidiani, il maggior quoti- diano sportivo, “Marca”; il maggior quotidiano economi- co, “Expansion” e il secondo quotidiano generalista, “El Mundo“, con circa 1.300 dipendenti totali e oltre 300 mi- lioni di euro di fatturato. Quindi, direi che in questo momento l’obiettivo è consoli- dare il lavoro in Rizzoli, dove lo scorso anno, dopo appena cinque mesi di lavoro, siamo riusciti a riportare l’azienda in utile netto, dopo cinque anni consecutivi di perdite. E dove soprattutto per il 2017 prevediamo un risultato eco- nomico molto in crescita con un margine operativo lordo intorno ai 140 milioni di euro. • Lilli Gruber, a “Piazza Pulita” di Corrado Formigli, ma ne abbiamo lanciato anche altri, come “Dimartedì” di Giovanni Floris e adesso il nuovo pro- gramma di Massimo Giletti. Quanto alla Rizzoli, siamo ri- usciti a rilanciare prodotti già esistenti, da “Oggi” a “Io don- na”, a “Sette”, e soprattut- to i due grandi quotidiani, “Il Corriere della Sera” che piace sempre di più, anche grazie ai nuovi allegati, e “la Gaz- zetta dello Sport”, rilanciando e sviluppando anche le ini- ziative collegate, prima tra tutte quel grande evento che è il Giro Italia. Attualmente si sta misurando con una sfida straordi- naria: quella di Rcs Media-Group. Qual è stata la mol- la che l’ha indotta nel 2016 a tentare l’Opa? Alla Rizzoli sono sempre stato legato, fin da ragazzo, per- ché è una storica azienda milanese e perché è stata la pri- ma con cui ho lavorato da imprenditore, nel 1996, quan- do ho ottenuto la concessione pubblicitaria di tre testate: “Oggi”, “Io Donna” e “Tv sette”. Poi c’è stata la figura leggendaria del “Cumenda”, Ange- lo Rizzoli, che mi ha sempre affascinato, un personaggio al quale - posso confessarlo - mi sono anche ispirato leg- gendo avidamente il libro di Alberto Mazzucca a lui dedi- cato, “La erre verde”, quando anni fa quando ho lanciato i miei settimanali, da “DiPiù” a “Diva e donna”, dal “Set- timanale Nuovo” a “F”. E così, quando ho visto che la Rizzoli era in grande diffi- coltà, sono intervenuto, in un’operazione nella quale ho unito ragionamento e passione, il gusto della sfida e il grande impegno per vincerla. Fininvest e Pubblitalia ‘80 prima della sua avventura imprenditoriale con la Cairo Communication che de- tiene anche La7: cosa le hanno lasciato in dote tutte le esperienze precedenti? La mia esperienza in Fininvest e in Publitalia, ma anche in Arnoldo Mondadori, è stata molto importante e posi- tiva. Ho avuto la fortuna di lavorare tre anni come assi- stente personale di Silvio Berlusconi. Una grande espe- rienza da cui ho imparato molto: dalla grande capacità di lavoro, anche più di 15 ore al giorno, al costante impegno, CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2016

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