Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

72 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 INTERVISTE È amministratore delegato di Novamont. Dopo una carriera nel management scientifico è tra i fondatori del centro ricerche Fertec, diventato poi Novamont. Il Gruppo, leader nella produzione di bioplastiche e prodotti biochimici, è titolare di 1.000 brevetti e ha sedi in Italia, Germania, Francia e Stati Uniti. 600 i dipendenti. LA SFIDA GREEN DELLE BIOPLASTICHE Da ricercatrice a fondatrice e Ad dell’azienda leader mondiale nello sviluppo e produzione di bioplasti- che e biochemicals, la Novamont: come è accaduto? Novamont nasce come Fertec (Ferruzzi Ricerca e Tecnolo- gia), centro di ricerca del Gruppo Montedison, in cui all’e- poca convivevano il più grande gruppo agroindustriale europeo, Eridania-Beghin Say, e la Montecatini, una delle più importanti multinazionali della chimica. Compito di Fertec era quello di creare un ponte tra due mondi fino a quel momento completamente separati, par- tendo dalle materie prime agricole di Eridania-Beghin Say e sfruttando le tecnologie chimiche disponibili in Monte- catini in diversi settori (materiali, biocarburanti, biolubri- ficanti, prodotti per detergenza e così via). La mia esperienza in questo settore comincia nel 1988, dapprima come responsabile di un gruppo di ricerca stra- tegica chiamato ad applicare le proprie conoscenze di chi- mica e di scienza dei materiali a materie prime e scar- ti vegetali con l’obiettivo di sviluppare bioplastiche, e poi come direttore del centro. Nel 1992, con la crisi Montedison, Fertec, che nel frattem- po era diventata Novamont, perde il suo ruolo strategico. Nel 1996 Novamont esce da Montedison, comprata dal- la merchant bank di Banca Intesa Sanpaolo e da altri in- vestitori istituzionali che hanno creduto nel progetto e in un piccolo gruppo di ricercatori che si accingevano a di- ventare imprenditori. In quel momento il potenziale delle materie prime rinno- vabili mi era chiaro, ma percepivo anche i rischi che un modello di globalizzazione economica senza radici poteva comportare e la necessità di trovare modelli che puntas- sero all’uso efficiente di queste risorse così preziose. De- cisi quindi che avrei impegnato tutte le mie energie per sperimentare insieme e intorno ai prodotti rinnovabili via via sviluppati un approccio sistemico che doveva partire dal rimettere le radici nei territori. Ovvero? La bioplastica per noi non doveva essere un semplice pro- dotto tra i milioni di prodotti esistenti: abbiamo impostato le nostre ricerche e i nostri brevetti nell’ottica di dare vita a una filiera che potesse riconnettere lo sviluppo econo- Catia Bastioli Industria chimica - Novara

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