Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 41 FOCUS liberi professionisti” dichiara di non aver letto alcun libro. Valore che sale al 44,6% degli uomini e scende al 25% per le donne. Persino tra i laureati, bel il 25% non ha let- to alcun libro nel corso dell’anno. Inoltre i cosiddetti lettori forti (chi legge più di dodici li- bri l’anno) rappresentano in Italia un quota dell’11,6%. L’industria editoriale costituisce, in tutti i paesi avanzati, una componente significativa dell’economia. Anche in Ita- lia il fatturato derivante dalla vendita di libri ha raggiunto nel 2015 il valore di 2,5 miliardi di euro, in leggera cre- scita sull’anno precedente ma molto al di sotto del 2011, quando si raggiunse la cifra di 3,1 miliardi. La produzione di titoli resta sostenuta e in costante cre- scita a partire dal 2014. Ai libri di carta vanno poi aggiunti gli e-book che nel 2015, con 62.544 titoli, cresce del 21% rispetto all’anno precedente. Tuttavia la quota di mercato resta relativamente marginale, pari al 4,2%. Se però ai libri digitali si aggiungono altre forme di commercializza- zione in rete, la quota sale all’11% del mercato. Si può, quindi, concludere che anche in Italia le nuove tecnologie stanno influenzando il mondo dell’editoria ma che, nonostante la più facile accessibilità ai libri, la lettu- ra resta un’attività socialmente poco diffusa. Riecheggiano pertanto sempre più attuali gli appelli di Tullio De Mauro alla continua manutenzione delle com- petenze linguistiche in funzione non solo culturale, ma anche di consapevolezza civile. Una popolazione che ri- nunci alle competenze di base finisce per non essere in grado di valutare appieno gli eventi della vita quotidiana e i grandi fenomeni collettivi. Un ruolo decisivo per incentivare l’accesso alla lettura e alla cultura deriva in tutte le società avanzate dal siste- ma di istruzione scolastico e universitario. Sulla scuola sono state probabilmente scaricate troppe responsabili- tà, depotenziando la funzione essenziale di fornire stru- menti basilari di conoscenza e di competenza, ciò è di- mostrato anche dall’esodo di molti giovani verso l’estero e dalla minore attrattività delle nostre università rispetto a quelle straniere. Con il programma Erasmus dell’Unione Europea 26.300 studenti italiani hanno fatto un’esperienza all’estero e 20.000 studenti stranieri l’hanno fatta in Italia. In Spa- gna gli studenti uscenti sono stati 37mila, quelli entranti 39mila, in Germania 36mila uscenti e 31mila entranti, in Francia 37mila uscenti e 30mila entranti, nel Regno Uni- to 16mila uscenti, 27mila entranti. Tecnologia e internazionalizzazione aiutano certamente ad avvicinare il mondo giovanile alla cultura ma non ot- tengono gli effetti voluti, se non sono accompagnati da una solida formazione di base. L’IMPEGNO DELL’IMPRESA PER LA CULTURA Il fondamentale ruolo che la cultura svolge nella realtà italiana è sottolineato dalla particolare attenzione che il mondo delle imprese rivolge alla promozione di eventi, strutture e investimenti volti ad accrescere il livello cul- turale del Paese. Negli anni più recenti, anche grazie al consolidamento di un capitalismo familiare tipico della struttura produttiva italiana, molte aziende hanno creato fondazioni o musei, arricchendo il territorio ove operano con nuove opportu- nità nel campo dell’arte, della tutela del paesaggio, del restauro di monumenti, ecc. In un tale ambito particolare importanza riveste l’impe- gno della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro che con il “Progetto Cultura” sta dando un rilevante con- tributo sulle tematiche della tutela e valorizzazione del patrimonio del nostro Paese. A tale fine, oltre alle diver- se iniziative istituzionali, ha dato corso a un Protocollo d’intesa con il Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo teso a: • ridefinire i modelli di governance e le politiche fisca- li al fine di favorire gli investimenti e l‘afflusso di ri- sorse private nella valorizzazione del patrimonio ar- tistico e culturale; • sperimentare sistemi innovativi per catalizzare investi- menti italiani e stranieri nel settore culturale con un’in- tensa collaborazione fra pubblico e privato; • concordare con il Mibact tutte le iniziative di tipo legi- slativo, fiscale, regolamentare e amministrativo in grado di realizzare una fattiva collaborazione fra soggetti pri- vati e istituzioni per il preminente interesse generale. L’industria della bellezza è la più qualificante sfida per la società italiana essendo la cultura in tutte le sue forme, materiali e immateriali, riconosciuta in tutto il mondo qua- le risorsa di eccellenza che caratterizza il nostro Paese. Si è intrapresa una strada di rinnovamento sia nella ge- stione che negli obiettivi da conseguire. Importante è che questo percorso venga ulteriormente rafforzato, ri- muovendo gli steccanti che in passato hanno impedito il dispiegarsi di politiche rivolte a una più diffusa fruizio- ne della cultura da parte dei cittadini e un intenso utiliz- zo della bellezza come carburante per la crescita econo- mica ed occupazionale. • Giuseppe Roma

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