Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 13 di intraprendere. La nostra storia e anche il nostro presente testimoniano che agli italiani non difettano creatività, inge- gno, capacità di lavoro e imprenditorialità diffusa. Anzi, so- no queste le doti che ci vengono riconosciute e ci rendono famosi a livello internazionale. Quello che ancora non abbiamo, e di cui abbiamo assoluto bisogno, è un sistema-Paese che sappia e voglia affronta- re i nodi e i ritardi da tempo irrisolti che minano la nostra competitività, mortificano le nostre potenzialità e rendono difficile la realizzazione di quello sviluppo che è pure alla nostra portata. Ed è proprio di più sviluppo che abbiamo ne- cessità per dare risposte vere ai bisogni di occupazione, al- le crescenti disuguaglianze e alle nuove emarginazioni che sempre di più alimentano il disagio e il malessere sociale. Problemi, questi, che non si risolvono certo con velleità au- tonomiste, né tantomeno con facili populismi. Queste derive demagogiche rappresentano una vera infe- zione della democrazia e sono conseguenza di una sostan- ziale incapacità, innanzitutto politica, a saper affrontare le vere urgenze del Paese. Sono soprattutto conseguenza della mancanza di un progetto-Paese, di un progetto cioè con il quale la politica, cui spetta un primato irrinunciabile, sap- pia assumersi la responsabilità di disegnare il nostro futuro. Anche quelle riforme e quegli strumenti di politica indu- striale che pure sono stati messi in campo negli ultimi me- si, per quanto importanti, non sono in grado di dispiegare a pieno i loro effetti in assenza di una visione più compiuta e di un conseguente e coerente piano d’azione. L’astensionismo senza precedenti nella nostra storia repub- blicana che si è registrato nel corso delle ultime elezioni amministrative da un lato e le virulenze demagogiche e populiste dall’altro, testimoniano il grave stato di crisi del- la politica e lo smarrimento di gran parte dei ceti dirigenti. Tutto questo in un momento in cui abbiamo bisogno, co- me mai prima, di più Italia e di più Europa. I destini dell’I- talia e dell’Europa sono indissolubilmente legati insieme. Noi abbiamo una grande responsabilità e un grande ruo- lo da svolgere nel costruire un’Europa più forte dal punto di vista economico, più unita sul piano politico-istituziona- le e più coesa nell’intero suo tessuto sociale. Su questa sfi- da dobbiamo impegnarci senza risparmio anche facendo leva sull’accresciuta autorevolezza che ci deriva dall’impe- gno sul risanamento dei conti pubblici e che ci viene rico- nosciuta dai nostri partner europei. L’Europa ha un ruolo e una responsabilità irrinunciabili nel dare risposte consapevoli e adeguate alle tre grandi que- stioni che il mondo ha davanti a sé: la difesa della pace, la lotta alla fame e la sostenibilità ambientale del pianeta. Dobbiamo affrontare sin da oggi in maniera seria e compiu- ta il superamento dell’attuale fase di stallo di questa Euro- pa ormai sempre più chiaramente inadeguata, per quanto sempre più necessaria. È di tutta evidenza quindi che il ruolo a cui è chiamato il ceto dirigente del nostro Paese è progettare e realizzare il futuro dell’Italia e al tempo stesso quello dell’Europa. È questo il sentire comune, sono questi i valori condivisi, sui quali dobbiamo saper creare il senso di appartenenza e di cittadinanza, la condivisione di un percorso che dia oppor- tunità di benessere e di crescita sociale ai più deboli, raf- forzando la cultura del merito e della responsabilità. In sin- tesi, che sappia vedere, nella creazione del bene comune, non la negazione ma al contrario la possibilità di realizzare l’interesse individuale. Genera disorientamento e sconcerto che in questo momento così delicato a livello nazionale e internazionale i temi del dibattito politico italiano siano prevalentemente concentra- ti su questioni di breve momento e di assai corto respiro. Signor Presidente, la ringraziamo e riteniamo fondamenta- le il ruolo di saggezza e fermezza istituzionale da Lei svol- to con il suo magistero. E non possiamo che augurarci tut- ti che, di fronte a questi grandi rischi che rappresentano però anche una grande opportunità, ci sia un recupero di consapevolezza, di impegno e di responsabilità da parte della Politica e di tutti i ceti dirigenti del Paese, imprese e parti sociali incluse. Siamo tutti chiamati a contribuire alla costruzione di un’Italia più forte e di un’Europa migliore. •

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