Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017

VITA ASSOCIATIVA CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 70 futuro, un flusso di risorse adeguate agli obiettivi definiti all’articolo 39 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Ciò anche in ragione del fatto che dall’agricol- tura dipendono, oltre ai 22 milioni di addetti del settore, anche i 44 milioni di posti di lavoro del sistema agroali- mentare, che comprende la trasformazione dei prodot- ti alimentari, il commercio al dettaglio e la ristorazione. Noi, Cavalieri del Lavoro dell’agricoltura e dell’agroindu- stria, rappresentanti della migliore imprenditoria italiana del settore, convinti della necessità di avere una politica agricola comune e dell’importante ruolo che essa conti- nuerà a giocare negli anni avvenire, intendiamo offrire un contributo di pensiero per la costruzione della Pac post 2020, auspicando che essa sia una politica forte, condivi- sa e utile per lo sviluppo dell’agroalimentare italiano, ri- sorsa irrinunciabile del nostro Paese. MEZZO SECOLO DI PAC A nostro avviso, il bilancio di 55 anni di Pac è senz’altro positivo: grazie alla Pac, gli europei possono disporre di cibo sano e sicuro e di un’agricoltura eco-compatibile. Gra- zie al lavoro di 22 milioni di agricoltori, in Europa si man- tengono vitali le zone rurali, si presidia il territorio, si con- tribuisce a mitigare i cambiamenti climatici. I benefici che l’agricoltura dispensa alla collettività sono legati anche alla corretta gestione delle aree coltivate, che coprono una superficie pari a circa la metà del territorio dell’Unione europea (l’80%, se si considerano le foreste). Si può dunque a ragione sostenere che le ricadute positi- ve della Pac non riguardano solo gli agricoltori, ma l’inte- ra filiera agroalimentare, fino ai consumatori e a tutta la società civile comunitaria. E i cittadini europei, secondo i recenti sondaggi, sono propensi a sostenere l’agricoltu- ra in cambio di contropartite importanti come cibo sicuro, ambiente tutelato e contrasto ai cambiamenti climatici, in linea con gli accordi di Parigi del 2015. Ma lo scopo primario dell’agricoltura – non dimentichia- molo – è ottenere dalla coltivazione e dell’allevamento una produzione alimentare sufficiente, buona e sana. E – aggiungiamo noi – anche prezzi remunerativi per gli agri- coltori: solo un’agricoltura redditizia e competitiva è vitale. LA PAC DEL FUTURO L’agricoltura e l’agroalimentare rappresentano oggi per l’Italia un settore importante e con possibilità di ulteriore sviluppo, che può trainare il superamento della crisi eco- nomica e il rilancio del Sistema-Paese: in buona misura ciò è merito della Pac, che da oltre cinquant’anni inte- gra il reddito alla produzione e, attraverso i Programmi di sviluppo rurale, sostiene gli investimenti, incoraggia l’im- prenditoria anche giovanile, indirizza l’agrotecnica verso la sostenibilità ambientale. Vi sono certamente problemi irrisolti e nuove criticità da affrontare. Il quadro di riferimento interno nel quale si in- nesta la Pac post 2020 è in rapida e tumultuosa evolu- zione e fattori come l’incertezza politica conseguente alla

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