Articolo pubblicato il 4 settembre 2023 da “La Repubblica Firenze”
Un fatturato che ha superato i 500 milioni a 150 anni dalla sua fondazione. Con l’obiettivo, ora, di formare nuove generazioni, sostenendo corsi di laurea e scuole superiori. Sono cambiati tempi, segmenti di mercato, stabilimenti, ma la famiglia dietro le Cartiere Carrara è sempre la stessa. Così come il core business: la carta. Una storia lunga, fatta anche di stravolgimenti, quella di uno dei primi dieci produttori europei di carta tissue, che occupa più di 800 dipendenti e si è fissata tra gli obiettivi quello di piantare 150 mila alberi entro il 2030. E, appunto, preparare chi vorrà seguire questa strada. Con 2 progetti. Nel caso del primo, l’azienda con quartier generale a Capannori (Lucca) dove ha uno dei 7 stabilimenti (gli altri sono tra Pistoia, Arezzo, Grosseto, Savona, Frosinone, Latina), è diventata partner del corso di laurea magistrale in tecnologia e produzione della carta e del cartone, organizzato dall’Università di Pisa, con alcuni manager che saranno docenti; nel secondo, invece, Cartiere Carrara ha contribuito alla stesura di un progetto (e farà alcune docenze) frutto di un accordo tra Confindustria Toscana Nord e l’istituto tecnico “Benedetti” di Porcari per la programmazione dell’indirizzo cartario del corso di chimica. Uno sguardo in avanti, con una storia però che affonda le radici nel secolo scorso.
Perché ben prima di arrivare a una capacità produttiva di oltre 300 mila tonnellate di carta l’anno e produrre carta tissue sia per il segmento consumer che professional che viene esportata in 50 Paesi nel mondo, c’era stato l’avvio della prima macchina per la produzione di carta nel 1873, quando Cartiere Carrara fu fondata dall’omonima famiglia. Una piccola realtà artigianale a Boschi di Chievi (Pietrabuona), sulle rive del fiume Pescia, con la paglia quale materia prima per la produzione. Una realtà che cresce, af fronta la guerra, finché nel 1980 le diverse cartiere della famiglia non si riuniscono in Cartoinvest che alla fine degli anni ’90 arriva a contare 12 società in Europa. La holding nel 2022 viene ceduta a un gruppo svedese ma la famiglia mantiene la proprietà di 2 stabilimenti, ed è da lì che riparte la crescita, guidata da Massimo Carrara, tuttora presidente di Cartiere Carrara.
Rientra nel mercato consumer, poi in quello professional, ci sono varie acquisizioni, fusioni, nel 2020 nasce il Gruppo Cartiere Carrara. «L’azienda ha attraversato territori ed epoche, è passata attraverso trasformazioni che ne hanno mutato aspetto, direzioni di sviluppo, persino il nome. Ma la sua identità profonda è rimasta la stessa. Avendo chiari i nostri punti fermi. Il rispetto per le persone e il lavoro, una visione coinvolta e partecipata dell’essere imprenditori, il voler considerare la bellezza come un valore in ogni scelta, perche nella bellezza si lavora e si vive meglio. Penso sia soprattutto per questo che Cartiere Carrara è cresciuta anche quando il mondo rallentava, e sta attraversando il proprio cambio generazionale con la sicurezza di chi sa che per rimanere se stessi bisogna saper cambiare» dice ora Massimo Carrara, nominato cavaliere del lavoro nel 2018.
Con lui – oltre all’ad Gaetano Ievolella – c’è il figlio, Mario, master alla Luiss e vice presidente, oltre che Chief Growth Officer. Si occupa della strategia di espansione del gruppo e di sostenibilità. Con 2 progetti partiti, in collaborazione con Compagnia delle Foreste e Rete Clima: llmila gli alberi piantati, ma l’obiettivo sono 150mila entro il 2030. Con un “kilometroverde”, ossia una strada in prossimità degli stabilimenti lungo l’All dove cresceranno piantagioni arboree e arbustive, e delle “piantagioni policicliche” su un’area di 220 ettari a Badia Pozzeveri, con un centro di studio sulla sostenibilità.