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Intervista a Ugo Salerno: “Rina più forte con i nuovi soci ora espansione negli Stati Uniti. La Borsa? Arriverà per forza”

30.08.2023

Articolo pubblicato il 30 agosto 2023 da “La Stampa”

 

Dopo l’ingresso del Fondo Italiano d’Investimento, che in autunno rileverà una quota del 33%con un’iniezione di equity di 180 milioni, Rina punta ad accelerare la crescita negli Stati Uniti e nel Regno Unito. La quotazione? «Arriverà per forza», spiega l’ad Ugo Salerno, ma ci vorrà qualche anno. Rina (spin-off del Registro Italiano Navale nato a Genova nel 1861), intorno al 2010 ha fatto evolvere il suo business, passando dalle storiche certificazioni navali a una diversificazione nel mondo dell’ingegneria e dei servizi industriali. Quasi un anno fa la società ha anche scelto di liquidare il socio Naus, veicolo controllato dai fondi Vei Capital, Vse1 e NB Renaissance, che deteneva il 27% del capitale e l’operazione siglata pochi giorni fa segna il ritorno di un grande azionista nel capitale.

Partiamo dall’ingresso del fondo, cosa cambia questa operazione?

«Abbiamo chiuso un ciclo e siamo contenti che sia diventato azionista un fondo che non solo è italiano ma è anche istituzionale, aspetto importante per un’azienda come Rina, che investe in settori strategici come l’energia e le infrastrutture».

Quali saranno le tappe di crescita della società?

«Sarà fondamentale svilupparci nei settori in cui siamo già presenti. Noi un po’ per fortuna ma principalmente per strategia siamo posizionati su settori che indipendentemente dalle oscillazioni del mercato sono in crescita. Operiamo nel settore energia, in quello marine, nella certificazione, nelle infrastrutture e nei trasporti, nell’industria e nel settore aerospaziale».

Nel comparto marine la crescita è stata vertiginosa.

«Siamo il sesto gruppo al mondo e ci sviluppiamo molto più velocemente della concorrenza. La crescita di flotta in termini percentuali è tre volte più alta del nostro più vicino concorrente, che sono i cinesi. Oggi classifichiamo 71 milioni di tonnellate di stazza lorda. Il tutto in un settore che quando cresce lo fa a tassi intorno al 3%».

Pochi mesi fa avete acquisito Patrick Engineering.

«Era un’operazione che avevamo in pipeline da tempo e ci ha permesso di entrare nel mercato Usa, che ha potenzialità enormi anche a seguito del piano varato dal presidente Joe Biden sulle infrastrutture. Ora stiamo rinforzando la nostra presenza in loco, che conta già circa 400 colleghi in diverse sedi, e in generale l’obiettivo è crescere molto sul mercato americano».

Altro settore sotto i riflettori è quello aerospaziale.

«Siamo presenti sia in Italia sia in UK, Paese nel quale stiamo lavorando molto con il Ministero della Difesa, in particolare grazie a un contratto interessante nel mondo dei sommergibili».

Crescita significherà anche acquisizioni straordinarie?

«Cerchiamo aziende che aggiungano forza a Rina in settori strategici o che ci consentano un’espansione geografica».

Già entro la fine dell’anno?

«Esamineremo due o tre dossier insieme al Fondo Italiano, che vorremmo coinvolgere nella gestione. Non credo però che entro il 2023 potremo siglare degli accordi, non abbiamo alcuna trattativa già avviata».

I risultati 2023 come saranno?

«Traguarderemo gli 800 milioni di ricavi. A fine 2020 eravamo a poco meno di 500 milioni di fatturato. La nostra crescita è stata velocissima, ma adesso dobbiamo concentrarci sulla marginalità».

In che senso?

«Quando cresci così velocemente si crea disordine. Stiamo lavorando con EY per migliorare il nostro modello organizzativo».

E la quotazione in Borsa?

«E’ un’opzione cui abbiamo sempre guardato ma non avevamo urgenza. Ci quoteremo quando nostri numeri rappresenteranno perfettamente le potenzialità di Rina».

L’ingresso del fondo accelera i tempi dell’ipo

«L’obiettivo del Fondo Italiano è proprio quello di un’uscita in concomitanza con la quotazione in tempi medi».

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