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Intervista a Gabriele Galateri di Genola: vent’anni di hi tech, la robot valley c’è, ora spingete i capitali

26.06.2023

L’algoritmo del secolo sembra ormai delineato: il problema è la sostenibilità, non solo ambientale ma anche sociale ed economica. Tutto è collegato in un principio di salute circolare uomo-economia-pianeta. La soluzione è la tecnologia, l’innovazione e la ricerca scientifica. Gabriele Galáteri di Genola, come presidente dell’Istituto Italiano di Tecnologia e anche della Fondazione Generali si ritrova dunque in questo crocevia di convergenze. Proprio oggi si terrà il comitato strategico dell’Iit che festeggia i suoi venti anni di attività da quando venne pensato da Vittorio Grilli e Giulio Tremonti. A distanza di venti anni si può dire che nato per caso — il progetto iniziale di Berlusconi era un’Accademia d’Italia, sulla falsariga di quella francese, per dare un ruolo a Umberto Veronesi e allontanarlo dal “pericolo” che divenisse sindaco di Milano — è diventato un benchmark internazionale, prima con Roberto Cingolani e ora con Giorgio Metta. «Sono atterrato in una serie di realtà, che sono la Fondazione Generali (26o mila tra bambini e rifugiati aiutati e puntiamo a un milione) e 111t, che seguo da quando è nato, che mi sembrano ora giunti a una convergenza di competenze che non ho costruito ad hoc ma che mi permettono di ragionare su strategie e obiettivi che devono interagire, non ultima con quella di Temasek il fondo di Singapore di cui sono senior advisor. Dappertutto oramai ci si domanda come si fa ad essere sostenibili e come lo si fa con l’innovazione tecnologica. E la terza domanda, dove entra in gioco Temasek, è come attirare investimenti per fare tutto questo».

Partiamo dall’Italia vista anche dal punto di vista privilegiato dell’advisory con Temasek: stiamo diventando attrattivi grazie anche a questa convergenza di competenze?

«Al di là di qualunque argomentazione politica, l’Italia sta vivendo un momento abbastanza particolare, non solo per i numeri del Pil, con una crescita dell’42%. Questo è un aspetto impor-_ tantissimo, ma in più l’Italia sta dando prova di ambizioni di crescita che io trovo soprattutto nel mondo delle medie imprese che sto visitando anche in funzione del mio ruolo in Temasek e lit Sta cambiando la filosofia dell’imprenditore che controlla l’azienda e che ora mostra di avere l’ambizione di crescere con l’obiettivo di acquisire un’azienda grande come la sua. Non ultimo ora c’è la stabilità a 4-5 anni per l’Italia. Che non dipende solo dal Pnrr che va benissimo: l’Italia cresce anche perché le persone hanno voglia di fa- re. Psicologicamente per un imprenditore poter avere fiducia nel proprio Paese è importantissimo. Dobbiamo riconoscere che il premier Giorgia Meloni va avanti sulla sua strada senza equivoci: sugli Usa, sull’Ucraina».

L’Iit sta compiendo i venti anni, ma nel frattempo molto è cambiato. Dalla cancellazione del famoso conto al Mef ha dovuto cercare molti più capitali all’esterno. Quanto ha pesato questo cambio di modello di fund raising?

«Oggi l’ut (400 invenzioni e 1.200 brevetti in portafoglio) lavora con un budget annuale di circa izo milioni, circa loo pubblici e zo da bandi di ricerca. Quattro sono i campi: la robotica, i nanomateriali, la capacità computazione e le scienze della vita. Quando chiedo in giro all’ut agli scienziati e ricercatori che vengono da tutto il mondo come mai scelgono Genova mi rispondono che vengono per le infrastrutture tecnologiche e l’ interdisciplinarietà. L’effetto macchinetta del caffè dove si incontrano persone di diversa estrazione e dove nascono le idee all’Iit è una realtà. La macchinetta del caffè sembrava obsoleta. Ma invece deve rimanere lì. Non sa quante scoperte nascono allfit proprio davanti a un caffè».

Proprio parlando di infrastrutture non crede che Genova potrebbe crescere molto di più se ci fosse finalmente un collegamento veloce via treno con Milano? Anche per Milano potrebbe essere un’occasione importante di creare un nuovo polo complementare unendo le due anime di queste due città: la finanza, storicamente, e la tecnologia, negli ultimi anni, come nel caso dello Human Technopole nato proprio sul modello dell’ut.

«Sono d’accordo e mi piace moltissimo l’idea. Se ne parla da tanti anni e finalmente è un cantiere in movimento. Ora parliamo di 3-4 and, non 3o anni. E aggiungo: la triangolazione perfetta sarebbe Milano, Genova e Torino. In un mondo americano sarebbero un’unica città».

Quale futuro vede per 17it?

«Secondo me la valle dove si trova l’istituto deve diventare la robot valley italiana La Silicon Valley delle tecnologie».

Cos’è che manca? È da tanti anni che se ne parla di robot valley. Avete avuto anche gli spin off come Movendo Technology dove ha investito Sergio Dompé e che ora è sbarcata anche in Ucraina. Le competenze ci sono ma non sono mai arrivati i grandi capitali dall’estero.

«Tutto ciò sta accadendo. Nell’ultimo mese sono andato a Genova per due inaugurazioni, una per il centro dove si trova ormai l’8o per cento della robotica lit. Faccio solo un esempio di eccellenza: i lavori che fa Barbara Mazzolai con i suoi semi robotici che imparano dalle piante, entrano sotto terra e non hanno bisogno del sole e della luce per muoversi come un seme naturale». Esempio perfetto di tecnologia e sostenibilità.

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Articolo pubblicato il 26 giugno 2023 da “L’Economia”

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