Articolo pubblicato l’11 settembre 2023 da “L’Economia del Corriere della Sera”
Reti da pesca, moquette dismesse, scarti industriali. Nel magazzino dello stabilimento Aquafil di Ajdovscina, in Slovenia, si cammina tra torri di rifiuti di nylon imballati. Ogni giorno vengono processate tra le 150 e le Zoo tonnellate di scarti, trattati meccanicamente e preparati per il sistema di rigenerazione Econyl, che consente di produrre caprolattame, e quindi nylon 6, a partire dal riciclo di materiali plastici altrimenti destinati alla discarica. «Queste vengono dal Ghana— spiega Giulio Bonazzi, ceo del gruppo, indicando degli ammassi di reti da pesca sottilissime e molto fitte, tenute insieme con lo spago — . Abbiamo fatto un accordo con una società locale che le recupera. Ora dobbiamo verificare come lavorano: una delle sfide per un’azienda come la nostra è la sostenibilità sociale della catena di fornitura», prosegue Bonazzi. Africa e India sono due delle aree in cui il gruppo vorrebbe rafforzarsi. «Per ora abbiamo stretto degli accordi con attori lo- cali perla raccolta degli scarti. In India, dove abbiamo iniziato a lavorare già da 4-5 anni, stanno dando ottimi risultati», spiega il ceo di Aquafil.
Storia ed espansione
L’azienda è stata fondata dai genitori nel 15,65 ad Arco, in provincia di Trento, dove tuttora ha la sede principale. Nel 1994 il gruppo ha avviato il percorso di internazionalizzazione con l’acLa sfida è coinvolgere nella transizione l’industria del fast fashion, senza la quale non è possibile ridurre gli impatti della filiera quisizione del primo stabilimento in Slovenia della società Julon d.d., specializzata nella polimerizzazione e produzione di fili per tappeti e per abbigliamento. Oggi la società conta zo stabilimenti nel mondo, è presente in tre continenti e nove Paesi, dagli Usa alla Cina. Nel 2017 si è quotata e ha chiuso il primo semestre del 2023 a 311,1 milioni di ricavi (il bilancio 2022 Si è chiuso a 684,1 milioni) in un momento storico di grande volatilità nell’area Emea, dove si è assistito ad un importante rallentamento del mercato finale con conseguenti impatti sulle quantità vendute, mentre si è mantenuto stabile il mercato Usa e Cina. Lo scorso anno è nata Aquafil Chile.
«Vorremmo inaugurare l’impianto in novembre. Abbiamo l’ambizione di raccogliere e poi riciclare diverse migliaia di tonnellate di reti in Patagonia, abbiamo già iniziato a ricevere i primi container — dice Bonazzi – Il governo cileno ha una legge per contrastare la dispersione in mare. Ma, siccome nel Paese non ci sono discariche autorizzate e quelle più vicine che si trovano almeno a tremila chilometri di distanza, le aziende di acquacoltura affittano terreni dove vengono accumulate tonnellate di reti». L’obiettivo di Aquafil è recuperarle, gestirne immagazzinamento, trattamento e trasporto per riutilizzarle in successivi processi diriciclo e rigenerazione. Attualmente l’azienda è in grado di raccogliere 16,5 mila tonnellate all’anno di rifiuti di nylon post-consumo, prevalentemente vecchi tappeti e reti da pesca, e punta a raggiungere le 35 mila tonnellate entro il 2025. Per il recupero delle reti la società collabora anche con Healthy Seas, fondazione creata da Aquafil e da altri partner, che si occupa della pulizia dei fondali marini e in particolare del recupero delle reti da pesca fantasma. Per rafforzare la catena di fornitura di nylon a fine vita, due anni fa Aquafil è entrata nel capitale di Nofir, gruppo norvegese che si occupa di raccolta e trattamento di reti per la pesca e per l’acquacultura.
L’azienda di Arco inoltre ha due impianti di riciclo di tappeti, uno a Phoenix, in Arizona, e uno a Woodland, in California, che possono processare ciascuno fino a 36 milioni di libbre di moquette all’anno. Il percorso verso la circolarità è iniziato nel i99o, quando Aquafil ha cominciato a recuperare le «acque lattamiche» prodotte durante il processo di polimerizzazione. Ma la svolta avviene nel 2011 quando nasce Econyl. «Se avessimo continuato ‘a produrre solo poliammide 6 saremmo usciti dal mercato, in quanto azienda energivora che lavorava un derivato del petrolio», racconta Bonazzi. Oggi il nylon rigenerato Econyl rappresenta circa 1143% del fatturato fibre dell’azienda: l’obiettivo per 11 2025 è arrivare a generare í16o% del fatturato fibre dalla vendita di prodotti a marchio Econyl. Oltre 2.500 marchi hanno scelto questo materiale per le loro collezioni. Da colossi del lusso come Gucci, Prada, Burberry, Stella McCartney a marchi dello sport come Adidas, Speedo e Arena, che lo usano soprattutto per i costumi da bagno.
«Il nostro nylon, rigenerabile infinite volte, ormai viene usato per vestiti, borse, occhiali. Ultimamente con Sit-in abbiamo lanciato un tappeto riciclato per le navi da crociera. E stiamo lavorando anche alla produzione di moquette da nylon riciclato per aerei e treni con dei partner spagnoli e britannici», racconta Bonazzi. «La vera sfida è coinvolgere in questa transizione l’industria del fast fashion, senza la quale non sarà possibile rendere sostenibile la filiera del tessile —sottolinea l’imprenditore —. HeM ha creato una linea sostenibile che utilizza il nylon Econyl per alcuni capi. Abbiamo dei contatti anche con Uniqlo. Ma il problema è che queste aziende devono trasformare il loro business principale. Una spinta importante può arrivare dalla strategia Ue dedicata ai prodotti tessili sostenibili e circolari. Se la implementiamo, possiamo diventare davvero circolari. Ma questo comporta dei cambiamenti epocali». Sempre nell’ottica della circolarità, Aquafil ha voluto sperimentare la produzione di caprolattame, un monomero utilizzato per produrre il nylon, a partire dalla fermentazione degli zuccheri anziché dal petrolio e nel 2022 insieme a Genomatica ha completato con successo la prima produzione su scala dimostrativa di bio-nylon.