Civiltà del Lavoro, n. 3/2025

69 FOCUS Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 re gli sprechi. Non si tratta di rincorrere una tendenza, ma di accettare una responsabilità storica: contribuire, con coerenza, alla transizione verso un’economia più giusta e rigenerativa. In questo quadro, le dinamiche politiche internazionali giocano un ruolo determinante. Le politiche commerciali adottate durante l’amministrazione Trump, caratterizzate da un forte orientamento protezionista, hanno generato contraccolpi significativi sugli equilibri economici globali. La scelta di innalzare barriere doganali, rinegoziare accordi multilaterali e ridurre la cooperazione internazionale ha provocato un irrigidimento delle relazioni tra Stati, una frammentazione delle catene di approvvigionamento e un aumento generalizzato dell’incertezza per imprese e mercati. È stato un passaggio che ha messo in evidenza quanto l’interdipendenza tra economie sia, in realtà, un fattore strutturale, non arginabile con misure unilaterali. Serve un approccio aperto, collaborativo, capace di favorire il dialogo tra pubblici e privati, tra Paesi e culture, tra generazioni. Un modello che sappia combinare crescita economica e giustizia sociale, innovazione e memoria, competitività e rispetto. Credo fermamente che oggi la leadership d’impresa debba assumersi anche un ruolo culturale, non solo gestionale. Bisogna saper leggere il tempo in cui si vive, comprenderne le complessità e restituire con coraggio e coerenza una visione che metta al centro valori condivisi. Solo così l’impresa può contribuire in modo autentico al progresso collettivo. Solo così possiamo immaginare un domani in cui sviluppo economico, equilibrio ambientale e dignità del lavoro non siano in contraddizione, ma parte di un’unica, necessaria direzione. Licia Mattioli è stata nominata Cavaliere del Lavoro nel 2017. È amministratore delegato di Mattioli, azienda specializzata nella creazione e nella lavorazione di alta gioielleria e oreficeria. Nel 1995 acquisisce, insieme al padre, una prima quota dell’Antica Ditta Marchisio, il più antico e apprezzato laboratorio orafo artigianale di Torino. Nel 2000 lancia una nuova linea che porta il suo nome che consente in breve tempo di raddoppiare sia il giro d’affari sia il numero di punti vendita. Nel gennaio 2013 la famiglia Mattioli cede l’Antica Ditta Marchisio al gruppo Richemont. Dallo spin-off di una parte della vecchia società nasce dunque la Mattioli che negli anni rafforza la propria identità sui mercati internazionali e attualmente è presente in 25 paesi, con un export pari all’85% del fatturato e 600 dipendenti

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