Civiltà del Lavoro, n. 3/2025

49 Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 CONVEGNO NAZIONALE ad acquisire un ruolo di primo piano nel panorama scientifico e tecnologico internazionale. Allo stato attuale, il sistema universitario in Europa, pur offrendo in media una formazione di buon livello, risulta essere carente rispetto al Nord America e all’Asia riguardo la presenza di centri di ricerca di eccellenza riconosciuti a livello internazionale. L’innovazione trae beneficio dal legame tra ricerca accademica e attività del settore privato, che risulta essere al momento insufficiente. Risuona ormai nelle orecchie di molti, un motto diffuso tra le testate giornalistiche “L’America innova, la Cina replica, l’Europa regola”. AUTONOMIA ENERGETICA E COMPETITIVITÀ Il freno all’innovazione è solo uno dei fattori che contribuisce, ad oggi, a rendere l’Europa un giocatore meno comtante motore di integrazione. La possibilità di viaggiare e trascorrere un periodo di formazione in un altro paese dell’Unione ha contribuito a costruire un’idea di Europa che vada oltre la mera definizione di organizzazione politica ed economica a carattere sovranazionale, includendo anche l’aspetto comunitario dell’Unione, composta da popoli e culture diverse, capaci di incontrarsi e arricchirsi reciprocamente. L’esperienza positiva che il progetto Erasmus ha rappresentato e rappresenta per molti studenti invita a riflettere sulla possibilità di promuovere un’integrazione ancora più profonda tra i sistemi educativi europei, spingendoci finanche all’ambiziosa prospettiva di una vera e propria “Scuola europea”. Inoltre, investire sul sistema scolastico e universitario è fondamentale anche per permettere all’Europa di tornare i sono momenti in cui una società è posta di fronte a una sfida esistenziale. E questo, per l’Europa, è uno di quei momenti. Il richiamo ad agire e a farlo in fretta è arrivato dal Presidente dell’Accademia dei Lincei, Roberto Antonelli, che nel suo intervento alla cerimonia di chiusura dell’anno accademico dell’Accademia, tenuta lo scorso 13 giugno, ha lanciato un appello accorato per il futuro dell’Unione. L’Europa, ha detto, è sempre più minacciata da crisi globali che si avvicinano pericolosamente al nostro continente: dai conflitti in Medio Oriente e Africa alla crescente instabilità geopolitica, viviamo ormai in quella che Papa Francesco ha chiamato “una guerra mondiale a pezzi”, che rischia di diventare una guerra globale. Di fronte a questo scenario, Antonelli ha invitato a superare “tutti i vincoli istituzionali” che impediscono all’Europa di agire come un soggetto unitario nei campi politico, militare, economico, scientifico e culturale. L’invito è chiaro: trasformare un’Unione europea di tipo funzionale in una vera Unione federale, superando i nazionalismi che nel Novecento portarono l’Europa alla rovina. Il rischio, ammonisce, è che l’attuale disponibilità politica a rafforzare l’Europa si disperda come in passato, sotto la spinta di interessi particolari e sovranismi. Il presidente dei Lincei ha citato le parole recenti del Presidente Mattarella a Coimbra e a Bruxelles, secondo cui “i rischi dell’immobilismo” sono ormai ben noti e descritti nei rapporti Letta e Draghi, che paventano un declino del benessere materiale europeo e un allontanamento dalla frontiera tecnologica, con gravi conseguenze strategiche e geopolitiche. Antonelli ha messo in guardia anche contro un nuovo rischio: quello di sostituire i vecchi nazionalismi con un “nazionalismo europeo”. “La finis Europae – ha detto l’Accademico – non è inevitabile, come sostengono alcuni: scongiurarla dipenderà dall’impegno di noi tutti, dalle nostre azioni, evitando anche di sostituire ai nazionalismi dell’Ottocento, alle tragedie del Novecento e ai nuovi nazionalismi, un altro nazionalismo, magari più ampio, “europeo”, erede inconsapevole della concezione dell’Europa come “fortezza” o delle peggiori pulsioni aggressive che hanno caratterizzato l’Europa nei secoli passati. “La gran parte dei governi europei sembrerebbe determinata a sciogliere i nodi che hanno finora reso impossibile un pieno dispiegamento delle potenzialità di un sistema politico nato per realizzare e superare pacificamente, per la prima volta nella storia del mondo, i nazionalismi, che nel corso della prima metà del XX secolo hanno portato l’Europa alla rovina e all’autodistruzione. Lo dobbiamo – non ci stancheremo mai di ribadirlo – alla visione strategica di tre grandi europeisti, Schumann, Adenauer e De Gasperi, e al contributo ideale e progettuale, fin dagli inizi del XX secolo, di Luigi Einaudi, rifondatore dei Lincei con Benedetto Croce e Presidente della Repubblica, ispiratore degli autori del Manifesto di Ventotene, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni, ai quali tanto deve l’Europa di oggi. Ma basterà tale rinnovata disponibilità o si diluirà come altre volte sotto la spinta degli interessi particolari e dei vari nazionalismi e sovranismi? V Il Presidente dei Lincei sul futuro dell’unione SFIDA ESISTENZIALE: UNITÀ O DECLINO

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