Civiltà del Lavoro, n. 3/2025

45 Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 CONVEGNO NAZIONALE Parlamento ritorni a questa spinta di riforma, perché la riforma generale non viene dalla Commissione, non verrà dagli Stati membri, perché non c’è una testa, un personaggio, una personalità così forte da imporre una nuova iniziativa. Deve essere il Parlamento a farla. Lì, qualche spiraglio, qualche albore si vede. Spero che ci si riesca, poi non hanno il voto toccasana né gli uni né gli altri; però portare le istituzioni europee a un normale rapporto tra i poteri di uno Stato democratico normale è un’iniziativa urgente, necessaria e doverosa per tutti quanti. PIROZZI: “È ora di svegliarsi e mettere in sicurezza l’europa” I risultati delle elezioni nazionali che abbiamo vissuto nel super anno elettorale (…) hanno cambiato gli equilibri europei e fino a questo momento non siamo stati ancora in grado di ricostruirli per dare all’Ue quella spinta necessaria in avanti di cui abbiamo parlato. In questa legislatura abbiamo una Commissione europea che è fortemente frammentata al suo interno; è stata una scelta strategica specifica della seconda presidenza von der Leyen questo spezzettamento dei mandati che, secondo me, rende poco chiare le competenze e poco identificabile la responsabilità politica. Se prendiamo, per esempio, il Clean Industrial Deal, che è il nuovo progetto bandiera per la politica industriale, abbiamo tre commissari coinvolti: il francese Séjourné, l’olandese Hoekstra, la spagnola Ribera. È chiaro che tutta questa frammentazione determina un accentramento del potere nella presidente della Commissione von der Leyen che, da un punto di vista, può essere positivo, ma il problema è che nell’attuale composizione politico-istituzionale europea crea più danni che vantaggi. L’abbiamo visto, in parte, per quanto riguarda la questione della difesa. Anche in quel caso abbiamo visto un balzo in avanti della Commissione, quindi la proposta di “ReArm Europe”. Qual è il problema? (…). Possiamo dire che è parziale, possiamo dire che magari si è sbagliato il titolo, ma non possiamo demonizzarlo, perché in ogni caso è uno strumento che ci servirà ad acquisire le capacità, o almeno a mobilitare, alcune risorse necessarie per acquisire le capacità di difesa che ci servono in questo momento. Quello che è mancato è tutto il resto. Noi abbiamo, in questo momento, una mancanza di iniziativa politica per riflettere sul tipo di difesa che stiamo costruendo, qual è l’orizzonte strategico che ci poniamo, che modello di difesa abbiamo in mente per l’Unione europea, che rapporti abbiamo in mente con l’Alleanza Atlantica, che tipo di capacità vogliamo costruire (…). Da tanti anni parliamo di questa famigerata autonomia strategica, di come arrivarci. Ci sono state anche diverse iniziative politiche da questo punto di vista, però ora siamo arrivati al momento cruciale. Noi, in questo momento, abbiamo l’alleato americano che si sta disimpegnando dall’Europa e lo sta facendo in un momento in cui siamo sotto attacco diretto di una potenza ideologica imperialista che ha riportato la guerra sul continente europeo. Possiamo, forse, contare sull’art. 5, ma nemmeno ancora lo sappiamo con certezza. È arrivato il momento di svegliarsi. Svegliarsi significa, da una parte, mettere in sicurezza l’Europa e quindi l’Ucraina. Abbiamo una necessità di trovare le risorse necessarie per portare avanti il nostro impegno di sostegno al governo ucraino, anche dal punto di vista militare. L’iniziativa “ReArm Europe” e altre vanno un po’ in questa direzione. Dall’altra parte va fatta una riflessione di medio-lungo periodo: quali le capacità di difesa di cui abbiamo bisogno e come bilanciamo questa tensione tra la necessità di averle a disposizione subito, e quindi di acquisirle dall’esterno, e la capacità di costruirci un’autonomia strategica nel medio periodo e quindi lavorare per investimenti europei. (S.T.) È arrivato il momento di svegliarsi: mettere in sicurezza l’Europa, sostenere l’Ucraina e costruire una vera autonomia strategica

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=