39 Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 CONVEGNO NAZIONALE In America il progettista, l’ingegnere, conosce tutte le leggi, firma lui tutte le norme e funziona. Basterebbe copiare quello che fanno i paesi più evoluti. GROSS: “L’europa sostenga i settori ad alta tecnologia” Quel che ha fatto perdere terreno all’Europa è una mancanza di capacità di cambiamento per adeguarsi alle grandi sfide tecnologiche e commerciali: è quello che abbiamo chiamato la “trappola della media tecnologia”. L’industria europea è specializzata in settori tecnologici a media tecnologia come l’automotive e in questi settori non c’è nessuna differenza tra gli Stati Uniti e l’Europa, anzi forse l’Europa è avanti, visto che negli ultimi dieci anni negli Usa la produzione industriale è stata piatta. Allora perché il Pil cresce di più negli Stati Uniti? Perché loro hanno un’altra gamba che da noi non c’è: è l’high-tech. L’high-tech non nasce da solo, sono idee nuove che si sono potute affermare nel mercato, basate naturalmente prima sulla ricerca e innovazione e questo non si improvvisa. Il settore del software era già presente vent’anni fa, ma allora era senza importanza; oggi invece fa la differenza. Definirei settori high tech semplicemente come quelli in cui le imprese investono più del 10% del fatturato in ricerca e innovazione. Le nostre imprese nei settori high-tech si comportano come le imprese americane, investono il 4-5% 6% del fatturato in ricerca e innovazione, solamente che noi non abbiamo abbastanza imprese nei settori ad alta crescita. Allora, che cosa vogliamo fare? Vogliamo proteggere quello che esiste e che ci condanna a un’altra generazione di bassa crescita, mentre i settori high-tech stanno altrove. Vi confesso che sono un po’ preoccupato perché quello che ho sentito finora è conservare quello che abbiamo. Ma questo ci condanna a lungo termine. Allora, se dovessi dire dove mettiamo la nostra politica industriale e i pochi soldi che abbiamo, non li metterei sulla conservazione di quello che esiste: bisogna, tutt’al più, aiutare il cambiamento, questo sì, ma puntando tutti i soldi sui settori nuovi. Per favorire ricerca e sviluppo ci sono idee, anche in Italia, per esempio investire di più in startup, facilitando il loro accesso al credito, queste due cose. Non ci vuole molto, molto meno che mantenere in vita un’acciaieria a Taranto, ma queste sono scelte che vengono fatte ogni giorno e per il momento vanno sempre nella direzione sbagliata. Capisco che può sembrare un discorso duro ma qual è l’alternativa? Possiamo diventare tutti poveri oppure avere almeno alcuni che ce la fanno e trainano gli altri. È interessante notare come siano i piccoli paesi europei ben governati che stanno alla punta del progresso tecnologico e che hanno anche più uguaglianza. Prendiamo il modello danese: proteggono, non il posto di lavoro, ma il lavoratore. Per questo abbiamo bisogno di un’Europa che aiuta il cambiamento, lo facilita, ed evita le regole che lo rallentano. Tuttavia, il 90% delle regole che ostacolano l’impresa sono regole nazionali, ma se l’Europa poi mette l’accento di più sull’innovazione permettendo, anche con le regole, che questa innovazione sia applicata, questa è un’Europa che può rimanere molto competitiva sul mercato globale. (P.M.) L’Europa resta ferma alla media tecnologia. Bisogna investire in high-tech e startup: innovazione vera, non conservazione, per evitare una generazione di bassa crescita
RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=