36 Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 CONVEGNO NAZIONALE la domanda, vedremo milioni di posti di lavoro persi e soprattutto il declino industriale. Il mercato dell’auto in Europa, che contribuisce al 7% del Pil, viene spazzato via. Mentre gli altri paesi, Cina e Usa, di fronte a questa trasformazione hanno adottato politiche industriali forti per la competitività e per la produttività, l’Europa non sta facendo nulla. Non possiamo più rimandare. Quest’anno, il 2025, è l’anno delle decisioni importanti e se non si avrà il coraggio di prendere decisioni lungimiranti, chiare, precise e veloci, chiuderemo un settore strategico. Io che sono presente in cinque continenti, il problema lo vedo solo in Europa, nel resto del mondo le cose stanno andando bene. In Europa è da cinque anni che il mercato non cresce. L’anno scorso sono state vendute 15 milioni di auto contro i 19 milioni del 2020. La Cina quest’anno venderà tante macchine quante se ne vendono in Europa e in Usa. Vuol dire che noi stiamo attraversando un declino industriale per quanto riguarda la fabbrica, il manifatturiero. Innanzi tutto, vanno cancellate le multe per l’emissione di CO2, non basta sospenderle. Vanno cancellate perché le case costruttrici devono avere la possibilità di programmare gli sviluppi. Oltretutto rischiamo di andare a finanziare i nostri concorrenti cinesi e americani e così dreniamo risorse per la ricerca e lo sviluppo. Secondo: vanno definiti i criteri di misurazione di emissione di CO2. Non si può più misurare l’emissione dal serbatoio alla ruota. L’emissione va misurata per tutta la vita utile della vettura. Terzo, emissioni zero, anche con l’auto elettrica, non esistono. Va cancellato il “Fit for 55”. Nel 2035, se verranno realizzate regole Ue, metteremo al bando un determinato prodotto e un determinato modo di produrre. Noi siamo per la libertà, aprire a tutte le tecnologie. In questi anni c’è stata una grossa evoluzione, dall’idrogeno al biofuel ai nuovi motori con emissioni zero. Attenzione, stiamo parlando del problema delle emissioni quando in Europa il settore della mobilità incide per l’1%. Basterebbe rinnovare in Europa i 250 milioni di auto che hanno 12 anni, 19 addirittura in Grecia, e noi ridurremmo subito il contributo di emissione di CO2. E lo stesso in Italia. Dovrebbe essere incentivata la rottamazione, così incentivi e riattivi la vendita e dai lavoro alla gente. È per quello che bisogna lanciare un’auto popolare. Vedo che anche i costruttori stanno seguendo queste impostazioni, perché forse è la prima volta che fra i costruttori e i componentisti troviamo un punto d’incontro. C’è il problema dell’energia perché tutto questo problema è nato perché, dopo il Dieselgate, avevamo detto che nel 2030 avremmo avuto l’energia pulita. Allora bisogna investire sulle rinnovabili, sulle nuove centrali a bassa emissione di CO2, ma soprattutto bisogna potenziare la disponibilità di energia e definire il prezzo. Le aziende europee non possono pagare un prezzo così alto. In tutte le altre parti del mondo l’energia costa la metà. COLNAGHI CALISSONI: “Attenti ai costi di energia e green” In Europa il tessile è il secondo mercato, dopo l’automotive. In Italia fatturiamo circa 70 miliardi con ben 40mila aziende e 400mila addetti; l’export vale il 70% di quello che produciamo e va soprattutto negli Stati Uniti e in Cina. L’Italia rappresenta il 40% della produzione europea nel tessile, che ha un fatturato di 170 miliardi, coinvolge 200mila aziende, con 1,3 milioni di addetti. Purtroppo, in Italia paghiamo un’energia che è più cara di tutto il resto, non solo del mondo, ma dell’Europa. Ormai nel conto economico della mia azienda l’energia pesa per il 12%, quindi è difficilissimo oggi essere competitivi con un’energia che costa così cara. Poi abbiamo la sfida green che ci obbliga a determinati criteri di produzione, che sono molto costosi, perché noi siamo costretti a produrre in modo molto sostenibile con Dobbiamo proteggere le fabbriche. Senza decisioni chiare e coraggiose, chiuderemo un settore strategico. Serve una nuova politica industriale L’energia costa troppo. La sfida green è giusta, ma servono regole eque o rischiamo la desertificazione dell’intera filiera tessile europea
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