Civiltà del Lavoro, n. 3/2025

35 Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 CONVEGNO NAZIONALE pa dovranno pagare. Significa: oneri che vengono dalla riduzione della proprietà intellettuale, dagli obblighi di disinquinamento, dall’obbligo – altra invenzione recente –, di fare dei mega stock per essere pronti a fornire i pazienti in caso di carenze. Oneri di qua, oneri di là, siccome non stampiamo i soldi, alla fine dobbiamo rinunciare, ad esempio, ad assumere ricercatori. Meno ricercatori meno farmaci, meno competitività, meno obiettivo di fare salute. Purtroppo, la sostanza della politica industriale, che dovrebbe essere rendere le aziende più competitive, non c’è. Durante il Covid l’Europa ha agito bene, nel senso che ha comprato i vaccini, ha fatto una grande politica di vaccini, ma il vaccino Pfizer è un vaccino Pfizer-BioNTech. BioNTech era un’azienda tedesca, l’Europa l’ha guardata andare via dall’Europa e andare nelle mani di un’azienda americana, che poi ha venduto decine di miliardi di vaccini con una tecnologia europea. L’Europa deve occuparsi di più di produzione e non guardare solo al mercato perché è questo che dà poi lavoro, dà ricchezza e dà protezione sociale ai nostri ragazzi. L’Europa non mette la competitività delle imprese al centro delle sue politiche. Ma le imprese non competitive vengono spazzate dal mercato globale e se ci portano via le imprese europee ci ritroveremo un continente più povero. È fondamentale parlare di salari, di protezione del lavoratore, ma bisogna avere il lavoratore prima. Il lavoratore, il lavoro, questi sono gli elementi non negoziabili su cui l’Europa deve tenere la barra drittissima. BONOMETTI: “Dobbiamo proteggere le fabbriche” Quando andavamo a scuola sognavamo gli Stati Uniti d’Europa. Dico questo perché i ritardi della Ue, in termini di competitività e di produttività, stanno mettendo in ginocchio il mondo industriale. E qui, voglio parlare delle fabbriche, perché la nostra forza sono le fabbriche, sono le donne e gli uomini che lavorano alle fabbriche, sono le opportunità di lavoro. È il lavoro che manca e purtroppo non si sta facendo niente in Europa. Prima di far crescere le aziende, cerchiamo di non farle morire, perché il rischio oggi è che muoiano le fabbriche in Europa. Purtroppo, il settore dell’automotive in Europa è veramente in una grande crisi, che è sotto gli occhi di tutti. Se continuiamo di questo passo, vedremo un crollo delALEOTTI: “L’europa metta la competitività al centro” Parafrasando Spinelli, che diceva “l’Europa non cade dal cielo”, io dico che anche l’industria non cade dal cielo. L’industria esiste se è competitiva, perché se non è competitiva va fuori mercato. Se è competitiva lo decidono i mercati globali, non lo decidono le norme, non lo decidono i regolatori, lo decidono gli acquirenti. Venendo al mio settore: l’industria farmaceutica a che cosa serve? La domanda è facile, la risposta è facilissima: serve a creare farmaci per curare le persone, per fare sì che le persone stiano in salute, affrontino patologie che oggi magari non sono affrontate. Cosa mi aspetto da una politica industriale, ad esempio, per il mio settore che venga dal nostro continente? Mi aspetto qualcosa che ci aiuti a raggiungere questo obiettivo, invece abbiamo avuto, negli ultimi 12 mesi, proposte di taglio della proprietà intellettuale sui farmaci, quindi della durata della proprietà intellettuale che diventerebbe la più breve del mondo. Gli Stati Uniti non hanno questa riduzione, la Cina non ha questa riduzione, tagliamo la proprietà intellettuale così i farmaci si possono copiare prima e quindi i copiatori fanno abbassare i prezzi. Ma si vuole l’innovazione o si vogliono le copie? Altra norma che è stata approvata: l’obbligo per il settore farmaceutico e quello cosmetico di disinquinare l’80% dei fiumi europei, ma non perché con le nostre produzioni buttiamo inquinamento nei fiumi, no, perché il paziente con il suo metabolita quando va in bagno, si ritrova un po’ di farmaco. In America c’è questa norma? In Cina c’è questa norma? In India c’è questa norma? Sono 12 miliardi di euro l’anno che le imprese farmaceutiche che operano in EuroL’industria esiste se è competitiva: lo decidono i mercati globali, non le norme. Se tagliamo ricerca e innovazione, perdiamo farmaci, competitività e salute

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