31 Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 CONVEGNO NAZIONALE L’elezione diretta del Parlamento europeo dal ’79, la sua trasformazione progressiva da Parlamento consultivo a Parlamento co-deliberativo è già una crescita importante, da non sottovalutare, ma non è esaustiva. La bocciatura della Ced, la Comunità europea di difesa, negli anni Cinquanta e la bocciatura del trattato per una Costituzione europea una quindicina d’anni fa, hanno bloccato la crescita politica e di conseguenza, quando si dice che nelle relazioni internazionali l’Europa non c’è, è perché l’Ue non ha competenze sulla materia di difesa e su grandissima parte delle materie di politica estera, ad impossibilia nemo tenetur. Quindi prima si fa il trattato e poi si fanno le cose: non c’è qualcuno che fa un colpo, non di Stato, ma di Ue prendendo la spada e brandendola per l’Europa. Parlando di Unione economica dobbiamo dire che ci sono dei problemi e anche dei successi. Innanzi tutto, il grande successo dell’euro. Il massimo degli interessi fissati dalla Bce in questa crisi che abbiamo quasi integralmente alle spalle, è stato il 4%. Quando c’è stata la crisi energetica del ’73, il tasso di sconto della lira italiana è arrivato al 19,5%. Oggi il costo del denaro in Europa è uno dei più bassi del mondo e, per essere precisi, in quest’ultimo anno la Bce ha fatto otto manovre di riduzione dei tassi e ora i tassi della Bce sono la metà di quelli americani e di quelli britannici, e di tanti Stati non euro. Significa che gli investimenti nell’area euro oggi costano meno di queste altre aree dell’Occidente. Per andare avanti ci vogliono più regole comuni, ci vogliono dei codici di diritto bancario, finanziario, penale, dell’economia, codici che non costano, non implicano burocrazia e permettono l’integrazione. Infine, sul Mes vorrei dire che non ha al proprio interno sufficienti garanzie di trasparenza, come per esempio la Bce che deve periodicamente riferire al Parlamento europeo. Allora sarebbe bene che anche gli organismi del Mes riferiscano al Parlamento europeo. È un’idea metodologica di natura istituzionale per sbloccare un organismo che ha decine e decine di miliardi paralizzati. SALERNO: “Difendere di più la crescita delle imprese” L’Europa è molto attenta alla difesa del consumatore rispetto al successo e alle dimensioni delle aziende. Non è un caso che nelle prime dieci aziende per capitalizzazione nel mondo, non c’è neanche un’azienda europea; sono nove americane e una è l’araba Saudi Aramco. Nel ’94 c’erano un paio di aziende europee e svizzere. La crescita delle aziende è quindi frenata da come l’Europa, in generale, guarda alla difesa del consumatore, che viene prima della crescita. Fukuyama ha sottolineato che il successo di una Nazione è direttamente proporzionale al tasso di fiducia. Le nostre regole e il nostro atteggiamento europeo dimostrano il contrario: si parte dall’idea che si deve impedire la scorrettezza, la malversazione, l’imbroglio e quindi normare, per quanto possibile e molto più di quanto necessario, l’attività economica. Inoltre, le norme possono essere per obiettivi o prescrittive. Le norme per obiettivi l’Ue le ha applicate per esempio nel mondo dello shipping stabilendo che entro una certa data le emissioni di CO2 devono arrivare a un certo livello, entro un’altra data, il 2050, lo shipping deve essere neutro. Quella sulle auto è invece una norma prescrittiva: dal 2035 le auto devono essere fatte soltanto in un certo modo. Questa norma è gravemente errata per tutta una serie di motivi. Intanto perché sta favorendo un’industria e sta danneggiando invece un sistema industriale, che è quello europeo, legato allo sviluppo del motore a combustione termica, dove noi siamo assolutamente campioni e in questo senso rischiamo di distruggere un’industria. Per andare avanti ci vogliono più regole comuni. Ci vogliono codici bancari, finanziari, economici, che non costano e permettono integrazione. Anche il Mes va reso trasparente L’Europa è molto attenta al consumatore più che alla crescita delle aziende. Ma senza aziende forti non ci sarà lavoro, né competitività, né protezione sociale
RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=