24 Civiltà del Lavoro | giugno • luglio 2025 CONVEGNO NAZIONALE altrimenti di essere soffocate da un insostenibile ed eccessivo gravame di regole. La Commissione europea ha già proposto l’obiettivo di ridurre i costi amministrativi delle imprese del 25% (35% per le imprese al di sotto dei 250 dipendenti) attraverso la semplificazione normativa mediante decreti omnibus. È la strada giusta! È l’inizio! Queste tre proposte vanno lette alla luce di uno scenario globale che ci sta mettendo di fronte a forti discontinuità, complessità e tensioni. Ma anche grandi opportunità. LA LEZIONE DI REAGAN SUI DAZI La rielezione di Trump alla guida degli Usa ha aperto una fase nuova, caratterizzata da un approccio che mira a ottenere massima risonanza, anche ricorrendo all’iperbole, all’esagerazione, come abbiamo visto con i dazi. Nell’ondata di dazi decisa da Trump durante il suo primo mandato – molto più contenuta di quella oggi in discussione – si è visto che gli incrementi si sono scaricati tendenzialmente su imprese e consumatori americani. Per me i dazi sono delle imposte sul consumo di alcuni beni, quelli importati. Vorrebbero ridurre deficit commerciale, deficit di bilancio e debito, ma danno benefici marginali nel breve e sicuri effetti negativi importanti nel lungo termine. Vi cito a tal proposito cosa diceva Ronald Regan nel 1987 per spiegare i dazi sulle importazioni dal Giappone. “Imponiamo dazi sulle importazioni estere, può sembrare un atto patriottico, per proteggere i prodotti e i posti di lavoro americani. E a volte, per un breve periodo, funziona, ma solo per poco. Quello che accade alla fine è che le industrie nazionali iniziano a contare sulla protezione del governo sotto forma di dazi elevati. Smettono di competere, e smettono di innovare nella gestione e nella tecnologia, che sono invece essenziali per avere successo nei mercati globali. E mentre tutto questo accade, succede qualcosa di ancora peggiore: i dazi elevati portano inevitabilmente a ritorsioni da parte degli altri Paesi e all’innesco di dure guerre commerciali. Il risultato è un’escalation di dazi, barriere sempre più alte, e concorrenza sempre più scarsa. Alla fine, a causa dei prezzi artificialmente elevati, che sovvenzionano l’inefficienza e la cattiva gestione, la gente smette di comprare. E allora succede il peggio: i mercati si restringono e crollano; le aziende e le industrie chiudono; e milioni di persone perdono il lavoro”. Sembra passato un secolo! MOMENTO RICCO DI OPPORTUNITÀ Il dollaro si è indebolito e i tassi a lungo termine americani sono due punti percentuali al di sopra di quelli tedeschi. Nel frattempo, è arrivato il downgrade di Moody’s al debito sovrano degli Stati Uniti da tripla A a Aa1. Torniamo all’Europa. Siamo soliti dire che l’Ue dà il meglio di sé nei momenti peggiori. Del resto, uno dei padri fondatori, Jean Monnet, aveva detto che “l’Europa sarà forgiata nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per queste crisi”. Quello che stiamo vivendo è un momento delicato ma anche ricco di opportunità, proprio per il vuoto lasciato dagli Usa. Ma bisogna agire adesso, altrimenti potrebbe essere tardi, e ne può andare del nostro benessere, della nostra indipendenza e di ciò che lasceremo alle generazioni future. AFFRONTIAMO UNA “SFIDA ESISTENZIALE” Lo ha detto con autorevolezza il Presidente Mattarella con il suo “nessun dorma” e l’invito a lavorare insieme per un’Europa più competitiva, tecnologicamente avanzata e più sicura. Lo ha detto Mario Draghi col suo acutissimo Rapporto sulla competitività futura dell’Europa, sostenendo che “aumentare la competitività dell’UE è necessario per rilanciare la produttività e sostenere la crescita in questo mondo in continua evoluzione”. E ha aggiunto: “Questa è una sfida esistenziale”. È sotto gli occhi di tutti, del resto, il rammarico e il ripensamento degli inglesi per la Brexit. I paesi europei, del resto, citando ancora una volta il Presidente Mattarella, “si dividono in due categorie: quelli piccoli e quelli che non hanno ancora compreso di esserlo anch’essi”. Tassi bassi, inflazione sotto controllo, una valuta forte: l’euro, una più ampia libertà di circolazione dei cittadini … sono già stati dei benefici enormi per tutti noi, vantaggi di cui godiamo nonostante il disegno europeo non sia ancora completato. Credo perciò che si possa dire senza ombra di dubbio che l’Europa ha rappresentato la più grande riforma istituzionale dei nostri tempi. LEZIONI DALLA GENERAZIONE ERASMUS Uno spunto interessante e una nota di ragionevole speAbbiamo avuto il coraggio di fare l’euro, che è stato un grande successo, ma non ancora quello di accompagnarlo con un’unione fiscale e finanziaria vera: è tempo di superare questa contraddizione
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