59 FOCUS Civiltà del Lavoro | aprile • maggio 2025 miglioramento è però limitato in termini assoluti e nullo rispetto a quello degli altri paesi europei. Il dominio “lavoro” include vari indicatori: tasso d’occupazione femminile e relativo divario con quello maschile, durata della carriera lavorativa femminile, tasso d’occupazione in attività di istruzione, sanità e assistenza sociale e prospettiva di carriera delle donne. Nel settore del lavoro nel 2010 L’Italia era al penultimo posto nell’Unione, mentre nel 2022 è caduta all’ultimo posto. Dietro questo deludente risultato, tra i principali fattori, troviamo il basso tasso d’occupazione femminile: infatti tra il 2010 e il 2022 il tasso di occupazione è aumentato dal 46% al 51%, restando ben lontano dalla media europea (65%); e anche nel 2024 l’occupazione femminile in Italia è arrivata soltanto al 53%. Deve essere chiaro a tutti quello che nel 2021 al G20 femminile ha spiegato bene Mario Draghi, allora presidente del Consiglio: “La parità di genere nel mondo del lavoro non serve alle donne ma all’economia e serve a costruire un mondo più equo”. Se raggiugessimo i tassi di occupazione femminile europea avremmo oltre due milioni di occupate in più in Italia, con un conseguente aumento del Pil nazionale di alcuni punti percentuali: questo soprattutto se si lavorasse anche sul divario retributivo, dove gli uomini percepiscono ancora uno stipendio medio superiore del 28% a quello femminile, anche a causa dell’ampio uso del part time che si fa nell’occupazione femminile. Tutti questi dati impattano pesantemente sulla demografia del Paese perché la disparità si accompagna al più basso tasso di natalità che per noi è fermo a 1,2 mentre nei Paesi del nord Europa, con alti tassi di occupazione, sale all’1,7. PERCHÉ SERVONO LE NORME Gli unici campi nei quali l’Italia primeggia sono quelli nei quali sono state date delle regole che hanno contribuito al superamento delle disparità, e precisamente: siamo sopra la media europea per donne nei Cda di aziende quotate, dove abbiamo una presenza femminile che si assesta al 42% contro una media europea del 39%: merito della legge Golfo-Mosca sulle quote rosa prima della quale, nel 2010, eravamo all’8% di presenze femminili nei Cda delle stesse società, contro un 18% delle società europee. Anche in Parlamento abbiamo fatto significativi passi avanti: eravamo al 20% di presenze femminili e oggi siamo al 33% nel Parlamento Italiano e al 40% nel Parlamento europeo, ma anche qui grazie a leggi elettorali sulla rappresentanza di genere che hanno positivamente influito. Bisogna, quindi, darsi delle regole che aiutino in modo “forzato” l’ingresso e la permanenza delle donne nei luoghi di lavoro. I cardini di questo progetto devono essere: tradurre il concetto di maternità in genitorialità rendendo, in qualche modo, obbligatori anche il congedo parentale maschile e tutti gli istituti collegati. Investire in modo importante su asili nido e Rsa per permettere a chi fa figli di avere strutture di supporto alle proprie esigenze di genitori, così come deve avvenire per le necessità dei figli con genitori non autosufficienti. IL MIO PERCORSO Tutte queste idee sono supportate dalla mia storia: genovese, classe 1964, una laurea in economia e commercio sono oggi amministratrice delegata della Grendi Holding Società Benefit, capogruppo del Gruppo Grendi, azienda nata a Genova quasi 200 anni fa nel settore degli spedizionieri e oggi attiva nei trasporti terrestri e marittimi e nella logistica per conto terzi. Sono entrata nell’azienda di famiglia quasi trent’anni fa insieme ai fratelli, in anni in cui l’azienda usciva da una divisione familiare che aveva visto la creazione di due rea- ltà differenti e più piccole. Il risanamento e il successivo sviluppo aziendale sono stati possibili solo grazie ad un intenso lavoro di co-leadership maschile e femminile con mio fratello Antonio, che ci ha permesso di mettere a frutto le nostre differenti preparazioni (lui è ingegnere), ma anche le skill e le capacità umane complementari. Un rinnovamento che ha portato il Gruppo a raggiungere nel 2024 un fatturato consolidato di circa 120 milioni di euro, oltre 240 dipendenti e un indotto di 500 persone. Nel 2021 abbiamo deciso di trasformare il Gruppo in Deve essere chiaro a tutti quello che nel 2021 al G20 femminile ha spiegato bene Mario Draghi, allora presidente del Consiglio: “La parità di genere nel mondo del lavoro non serve alle donne ma all’economia e serve a costruire un mondo più equo”
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