49 FOCUS Civiltà del Lavoro | aprile • maggio 2025 ecologica e digitale daranno un’ulteriore spinta in questa direzione. Senza contare che la scienza è una forma di potere e oggi è saldamente in mano maschile. Pensando al mondo dell’Intelligenza artificiale, per esempio, i suoi algoritmi orientano le decisioni di un numero infinito di soggetti e istituzioni e hanno il potere di diffondere e rafforzare stereotipi e pregiudizi. Come ovviarvi? Una delle leve fondamentali è la diffusione di modelli positivi. Per questo, sin dal 1989 ogni anno premiamo le migliori neolaureate nelle materie scientifiche e allo stesso tempo diamo visibilità ai tanti esempi di donne arrivate ai vertici in questi settori. Penso ad alcune delle nostre ultime Mele d’Oro: la direttrice del Cern Fabiola Gianotti, la virologa Ilaria Capua, l’astronauta Samantha Cristoforetti, l’astrofisica Marica Branchesi, la Direttrice dell’Istituto Max Planck per la fisica gravitazionale Alessandra Buonanno, la giovane Teresa Fornaro, unica italiana reclutata dalla Nato per la missione su Marte. L’altra leva decisiva sono gli stereotipi da abbattere. Per secoli, infatti, ci hanno ripetuto che le donne sono meno portate per le materie scientifiche. Un messaggio senza alcun fondamento, che però ha contribuito a tenere lontane le ragazze dagli istituti tecnici, dalle facoltà Stem e dalle professioni scientifiche. Abbattere questo pregiudizio è un obiettivo che deve coinvolgere tutti: scuola, famiglia, aziende, istituzioni. Un impegno che deve iniziare sin dall’infanzia, dall’asilo, dai giochi! La piaga dei femminicidi non accenna a ridursi e indica una mentalità maschile che stenta ad accettare, culturalmente e psicologicamente, la piena parità con le donne. Come intervenire? Le do un dato, terrificante: oltre 1.800 le donne vittime di femminicidio negli ultimi dieci anni, una ogni due giorni e non possono non tornarci alla mente le due povere universitarie recentemente uccise per mano di due giovani colleghi. E i femminicidi sono solo il terribile epilogo di maltrattamenti reiterati, di violenza finanziaria e psicologica, armi subdole e sottili di dominio e prevaricazione. Il Parlamento ha ben legiferato in questi ultimi anni, ma è chiaro che repressione e punizione non sono sufficienti. Bisogna lavorare per prevenire la violenza di genere e questo significa incidere su tutte le cause, materiali e culturali, che la originano. Abbattere gli stereotipi, combattere le discriminazioni, trasformare in profondità i rapporti di potere tra i generi, scardinare un sistema che delegittima le donne a livello politico, economico, sociale. La cultura si cambia con il linguaggio, con l’educazione ma anche e soprattutto con i fatti, con la realtà quotidiana, con il vissuto. Quello di una società in cui il lavoro di una donna è importante, dignitoso, remunerato quanto quello di un uomo e in cui libertà e indipendenza economica non hanno genere. Non è un processo semplice né immediato, ma va iniziato subito. Foto nd3000 © 123RF.com
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