46 FOCUS Civiltà del Lavoro | aprile • maggio 2025 econdo il World Economic Forum l’Italia si colloca all’87°posto su 146 Paesi per uguaglianza di genere con un punteggio di 70,3. Molto è stato fatto, ma molto resta da fare. Ne parliamo con la presidente della Fondazione Marisa Bellisario, Lella Golfo. Presidente, quali sono a suo giudizio i traguardi più significativi raggiunti sinora in termini di parità di genere? Al primo posto metto un traguardo culturale più che fattuale, che rappresenta il presupposto per tutti i traguardi futuri. Mi riferisco alla consapevolezza non più solo femminile ma diffusa e condivisa del valore sociale ed economico della parità. Oggi sappiamo tutti che la parità è l’unica via a uno sviluppo equilibrato e sostenibile delle nostre società ed economie. Questa consapevolezza ha ispirato l’azione del nostro Parlamento, che ha varato tante e importanti misure, tra le quali certamente spicca la legge sulle quote di genere nei Cda delle società quotate e partecipate, che mi onoro di aver elaborato, presentato e portato all’approvazione. Diventata legge nel 2012, in dieci anni quella norma ha letteralmente stravolto il sistema economico italiano: se nel 2011 le donne nei Cda erano il 5,9%, oggi hanno superato il 43%, facendo dell’Italia l’avamposto d’Europa, al terzo posto dopo Francia e Germania, al quarto nel mondo. Una “rivoluzione gentile” i cui effetti positivi hanno impresso una forte accelerazione alla leadership femminile in ogni ambito. Partendo dall’esperienza concreta delle aziende “costrette” a includere le donne e che oggi possono contare su board più giovani e istruiti, su risultati migliori, in termini di ritorno sul capitale e margine netto di profitto, e su un valore azionario crescente correlato alla parità. Un modello di successo che ha convinto il legislatore a reiterare la norma, alzando l’asticella S Intervista a Lella GOLFO di Paolo Mazzanti Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario PARITÀ UOMO-DONNA traguardi e obiettivi Lavoro e maternità non devono più essere alternative, ma serenamente conciliabili. L’inverno demografico si sta trasformando in “inferno” e se non saremo capaci di invertire il trend sarà l’intero sistema Paese a collassare
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