41 FOCUS Civiltà del Lavoro | aprile • maggio 2025 Per Bonvicini, la soluzione non è l’utopia dell’unanimità, ma la possibilità concreta che un gruppo ristretto di Paesi – disposti a fare un passo avanti – dia avvio a una nuova fase di integrazione. Non più un’Europa a 27 che si muove solo quando tutti sono d’accordo, ma un’Europa “a più velocità”, dove chi vuole procedere lo possa fare senza essere frenato dai più riluttanti. Ritorna cioè in auge il vecchio concetto del willing and able che si applicava alla Nato negli anni Ottanta per quelle che venivano definite operazioni fuori dall’area, cioè fuori dall’area di competenza della Nato. USA E UE: VALORI (ANCORA) COMUNI? Sulla stessa linea, ma con una lente più geopolitica, l’intervento di Ferdinando Nelli Feroci. L’ex ambasciatore ha messo in fila quattro dossier che oggi obbligano l’Europa a uscire dall’ambiguità: il commercio internazionale, la guerra in Ucraina, la difesa comune e il rapporto con gli Stati Uniti. Quattro punti che non lasciano margini a ulteriori rinvii. La nuova amministrazione Trump ha già mostrato un approccio ostile al multilateralismo e al commercio libero. L’imposizione di dazi generalizzati sulle esportazioni europee è, secondo Nelli Feroci, un campanello d’allarme che Bruxelles non può ignorare. La risposta, tuttavia, non sarà semplice. Misure ritorsive rischiano di essere inefficaci, mentre altre opzioni – come la tassazione dei giganti del digitale – potrebbero avere effetti più concreti. “C’è l’opzione ‘bomba atomica’. Uno dei motivi per cui Trump ha imposto questi dazi – ha spiegato Nelli Feroci – è per ricavare risorse finanziarie da trasferire sul bilancio federale per consentire alleggerimenti dell’imposizione fiscale. Non so se sia una cosa fattibile ma quello che va tenuto presente è che buona parte del debito pubblico americano, che è enorme, è detenuto da istituzioni finanziarie e da risparmiatori in Paesi terzi. Cina e Giappone sono i maggiori detentori di titoli del debito pubblico americano, ma anche gli europei hanno quote molto importanti del debito pubblico americano. Pensate cosa succederebbe se, a partire da domani, si cominciasse a svendere i titoli del debito pubblico americano, quali danni questo provocherebbe all’economia americana. Ve lo lascio come tema di riflessione”. In ogni caso, “l’Europa deve prepararsi ad agire con lucidità, senza farsi trascinare in una spirale di conflitti commerciali, ma senza accettare passivamente l’isolamento”. Il secondo fronte è quello ucraino. Dopo l’invasione russa, l’Europa ha sostenuto Kiev in linea con Washington. Ma il ritorno di Trump cambia lo scenario. Il tentativo americano di negoziare direttamente con Putin, escludendo gli europei, mette l’Ue in una posizione marginale. “Ci troveremo a finanziare la ricostruzione senza aver partecipato alle decisioni. È un rischio concreto, anche perché la posta in gioco non è solo militare, ma politica”, ha sottolineato Nelli Feroci. Anche sulla sicurezza l’Europa si muove in ritardo. Il programma “Rearm Europe”, presentato dalla Commissione, mira a rafforzare le capacità difensive degli Stati membri. Non si tratta di militarizzare l’Unione, ha precisato, ma di dotarsi di strumenti minimi per far fronte a un’eventuale aggressione o a un disimpegno americano. Droni, difesa antimissile, infrastrutture digitali, intelligence. È questo il terreno su cui costruire una parziale autonomia strategica. Infine, c’è la questione più profonda, quella dei valori. L’Europa e gli Stati Uniti hanno condiviso per decenni un patrimonio comune di principi democratici: libertà di stampa, indipendenza della magistratura, tutela dei diritti civili. Ma oggi questa convergenza si sta incrinando. “Con Trump alla Casa Bianca – ha detto Nelli Feroci – non è più scontato che si resti dalla stessa parte su tutti i fronti. E questo mina anche la coesione dell’Occidente”. Il ciclo “L’Europa che vogliamo” nasce da qui: dalla consapevolezza che la crisi dell’Unione non è solo un problema di efficienza, ma di direzione. L’Europa può restare un esperimento incompiuto o diventare uno dei poli del mondo multipolare. Ma servono scelte. E serve farle presto. (C.F.) Da sinistra Gianni Bonvicini, Ferdinando Nelli Feroci e Enrico Zobele
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