Civiltà del Lavoro, n. 2/2023

cartello sull’ingresso: “Coltiviamo la bellezza”, recita. Ci troviamo a Capodimonte e nel suo Real Bosco e la sensazione, prima ancora di rifletterci troppo, è che qui la bellezza sia per davvero coltivata. Lo spirito carico delle nozioni del mattino non è pronto a ricevere nulla che non sia genuina bellezza e ci lasciamo deliziare da una passeggiata nel parco che circonda la Reggia. Ci perdiamo nella scoperta della flora del parco, i suoi tipi di palme, il verde rigoglioso. Il frenetico delirio delle grandi metropoli rende troppo semplice dimenticarsi la sensazione del sole sulla pelle o lo stupore nel guardare le foglie confondersi. Entusiasmati da una Napoli ancora nuova e comunque grandiosa, ci perdiamo per le sale della Reggia, ex residenza dei Borbone e del ramo cadetto dei Savoia. Il gusto sopraffine per i dettagli, già apprezzato al mattino, prosegue nelle decorazioni dei soffitti e negli immacolati salotti. Dopo aver avuto modo di osservare l’arte fiamminga ne “La parabola dei ciechi” di Bruegel e rimanere incantati dall’infinita dolcezza della “Madonna col Bambino” del Perugino o dalla grazia della “Danae” di Tiziano, veniamo introdotti in quella che sarà nominata “Galleria delle cose rare”, una raccolta di oggetti dal bizzarro aspetto. Abbiamo incontrato uomini che, mossi dalla sola fiducia nelle loro idee, sono in grado oggi di raccontarci storie cariche di passione, talento, creatività, speranza e anche di difficoltà, storie che ci hanno stupito e affascinato. In queste storie non vi sono sirene e nemmeno uova miracolose, eppure rimangono storie che ci sentiamo onorati di ascoltare, raccontare e, chi lo sa, un domani, scrivere. correre il viale principale della Villa Comunale, dove inizia la nostra visita alla Stazione Zoologica Nazionale Anton Dohrn. Nel 1872 lo zoologo tedesco pensa bene di introdurre una piccola rivoluzione a pochi passi dalla riviera: una stazione di ricerca marina con annesso un acquario, perfettamente attrezzati ad accogliere ogni scienziato o ricercatore, proveniente da ogni parte del mondo, interessato a condurvi i suoi studi. La sala d’ingresso, resa scenografica dal gioco di differenti luminosità e colori delle oltre duecento specie che ospita, dà inizio ad una doppia narrazione della storia del museo e dei campioni che vi ospita. La sequenza di sale si proietta coerentemente con l’intento dello stesso Dohrn: fornire al pubblico una spiegazione più fruibile dell’evoluzione teorizzata da Darwin, suo maestro e amico. Se Napoli, città con tremila anni di storia, è l’incontro di dimensioni opposte, quale greco e romano, sacro e profano, salda tradizione e impellente evoluzione, il Museo Archeologico Nazionale, in cui ci dirigiamo subito dopo, è una straordinaria sintesi di queste sovrapposizioni. Incastonate nell’imponente Palazzo degli Studi, oltre centoquaranta sale espositive dal valore archeologico e artistico inestimabile raccolgono reperti di ogni genere, che spaziano dalla narrazione storica all’arte medievale. Ci lasciamo guidare per le sue principali collezioni, quella Farnese, perla del Rinascimento e dono della famiglia dei Borboni, e la collezione Vesuviana, in cui sono raccolti quasi tutti i ritrovamenti degli scavi di Pompei. Prima ancora di essere accolti nella successiva, nonché ultima, meta del nostro viaggio, ho modo di leggere un La visita al Museo di Capodimonte, Napoli 83 VITA ASSOCIATIVA Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2023

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