Civiltà del Lavoro, n. 1/2023

12 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2023 COMPARAZIONE PER MACROAREE DELLE PERCENTUALI 2019-22 DI STUDENTI DI GRADO 13 CHE NON SUPERANO IL LIVELLO MINIMO DI COMPETENZE IN ITALIANO Fonte: Rapporto "Scuola, i numeri da cambiare", 2022 un numero eccessivo di studenti per insegnante. In realtà i dati dicono il contrario, il numero di studenti per insegnante è il più basso d’Europa: 11,5 nella primaria rispetto 18,8 in Francia e 19,9 nel Regno Unito; 10,5 nella secondaria rispetto a 13 in Francia e 17,3 nel Regno Unito. Esistono degli indirizzi di lavoro, delle proposte per modificare la rotta della scuola? L’elemento che ci sembra possa “scardinare” una scuola “bloccata” e in lento ma continuo peggioramento nei risultati, è la realizzazione dell’autonomia scolastica. Probabilmente la più grande azienda del Paese non è riformabile anche per le dimensioni che ha. Trovare spazi di intervento su base regionale, quindi su dimensioni ridotte, può apparire una soluzione possibile e praticabile. Le incognite però sono molte. Certamente la scuola ha bisogno di autonomia reale per provare a trasformare il modello scolastico che ci tramandiamo da anni. La regionalizzazione potrà darle questa autonomia o si tradurrà solo in un cambio in cabina di comando? Potrà essere questa un’occasione per affrontare temi come la valutazione, la carriera dei docenti, la governance (gli organi di governo della scuola sono stati realizzati alla fine degli anni ‘70) e l’accountability, la riorganizzazione dei curricula della scuola secondaria, la trasformazione degli ambienti? L’obiettivo di fare in modo che la scuola sostenga la trasformazione economica e sociale, che le diverse aree del nostro Paese abbiano pari opportunità, non si garantisce mantenendo un’uguaglianza di facciata e neppure con un sistema piramidale. Come si potrebbe attuare l’autonomia? Nell’attuale situazione non è realistico che possa essere attuata immediatamente, considerando i numeri e le grandi differenze tra scuola e scuola anche nella stessa area territoriale. Quindi una proposta è quella di realizzare l’autonomia a geometria variabile, differenziata e su reti di scuole, ipotesi peraltro già prevista nella legge di venti anni fa. Passare quindi, in ipotesi, dalle oltre 7.000 istituzioni scolastiche a 500 reti consentirebbe una migliore gestione del cambiamento che l’autonomia provocherà. Quali sono altri aspetti che potrebbero essere affidati all’autonomia scolastica? L’autonomia si porta dietro i temi della riforma degli organi collegiali, del reclutamento e soprattutto della valutazione della scuola e degli insegnanti, il rapporto della scuola con il territorio (accountability), dell’ampliamento dell’orario nella scuola secondaria. Anche temi come la formazione in servizio, la valorizzazione delle professionalità, il middle management andrebbero assegnati alle reti di scuole e collocati dentro il sistema delle autonomie. I dati dimostrano infatti che l’uniformità delle regole non garantisce affatto l’equità del sistema. Anche la gestione dei fondi deve innescarsi in un processo di responsabilità dei risultati e non in un semplice rispetto amministrativo dei processi: il fenomeno diffuso dei “progettifici”, risultato della distribuzione a pioggia dei fondi europei, lo dimostra. Quale dovrebbe essere il ruolo dello Stato? Naturalmente all’autonomia si accompagna la valutazione, e il ruolo dello Stato e delle Regioni diventa quello di “regolatore” e non più di gestore diretto. In questo processo consideriamo fondamentale il tema dell’accompagnamento sia sul piano del management e della gestione delle risorse che su quello della riorganizzazione delle dimensioni che determinano la qualità dei risultati: la gestione del tempo scuola, degli spazi educativi e della didattica che abbraccia anche il tema dei contenuti. I cattivi risultati che emergono a partire dalla scuola media evidenziano come il ciclo ripetitivo “lezione, studio personale (libro di testo), verifiche (interrogazioni, compiti…)” che nella scuola secondaria viene enfatizzato, non funziona più. È necessario, inoltre, per rafforzare la governance, puntare sulla centralità dei dati. 0 10 20 30 40 50 60 70 80 24 Nord Ovest Nord Est Centro Sud Sud e Isole 37 24 37 35 49 47 60 50 62 Italia 36 48

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=