Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

91 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Che momento sta vivendo il settore industriale legato agli imballaggi? Il nostro è un settore con una bassa ciclicità, infatti – servendo il comparto alimentare – siamo meno impattati, rispetto ad altri mercati, soprattutto nei momenti di congiuntura. Naturalmente, come tutti, siamo anche noi molto colpiti dal contesto attuale ed in particolare dal tema dei costi, in particolare quelli energetici, e delle materie prime, le quali oggi non solo sono soggette ad un aumento dei prezzi, ma anche ad una difficoltà di reperimento. Per chi, come noi, opera nel comparto della plastica – uno dei settori che più è stato demonizzato negli ultimi anni – è forte la necessità di lavorare in termini di innovazione ma anche di comunicazione. La plastica ha un valore incredibile, e richiede un unico impegno: deve essere raccolta per poi essere dedicata al riuso, così da ottenere altri oggetti, come tavoli, sedie, bancali, che a loro volta possono essere nuovamente trasformati e riutilizzati. In questo modo la plastica, contrariamente ad altri materiali, può essere recuperata con tutto il suo contenuto energetico. Per concludere, ritengo che il nostro settore stia cercando di adeguarsi ai nuovi scenari. Goglio Spa annovera, tra i propri clienti, i principali torrefattori al mondo, tra cui Lavazza e Starbucks. Ma il suo packaging flessibile trova applicazione anche nella cosmetica, nei detergenti, nel pet food. Quanto è importante diversificare? Partirei da una premessa, ovvero che l’approccio dell’azienda è sempre stato volto a trovare soluzioni innovative in segmenti ben definiti o addirittura, a volte, in nicchie. Detto questo, a questo tipo di approccio così focalizzato è seguita un’azione di diversificazione, sia dal punto di vista dei segmenti serviti (per esempio adattando le soluzioni innovative individuate a prodotti diversi), sia in termini di clienti. Basti pensare al mondo del caffè, all’interno del quale serviamo una vastissima platea di clienti, dai grandi torrefattori internazionali come Lavazza, Nestlè, JDE, Illy o Starbucks fino ai piccoli torrefattori locali, per i quali cerchiamo comunque di formulare soluzioni che siano all’avanguardia. Abbiamo sempre voluto lavorare con una logica di approccio a sistema, puntando moltissimo sugli aspetti di servizio, che rappresentano il fil rouge di tutta questa diversificazione, un minimo comune denominatore tra diversi settori. Quale consiglio darebbe a chi volesse intraprendere ora la sua avventura imprenditoriale? Il mio consiglio è quello di crederci e di guardare sempre avanti e al futuro, con la convinzione che domani sarà meglio di oggi. Inoltre, è importante non adagiarsi sul fatto di aver fatto bene in passato ma lavorare per migliorarsi sempre. È un po’ come andare in montagna: per arrivare in cima, bisogna far fatica passo dopo passo costruendo il cammino per arrivare all’obiettivo prefissato. Cosa ha provato quando è stato nominato Cavaliere del Lavoro? È stata una sorpresa per me ricevere questa onorificenza. Alla mia età, ora lo posso dire, sono riuscito a raccogliere nel corso della mia carriera molte soddisfazioni ed è per questo motivo che ritengo il premio sia una gratificazione soprattutto per i miei collaboratori, innanzitutto perché sono loro ad aver reso possibile questo riconoscimento e perché solo una squadra unita dalla fiducia reciproca – come quella di Goglio – consente di raggiungere con successo gli obiettivi a medio e lungo termine.

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