Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

51 FOCUS Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 industria chimica rappresenta uno dei settori più importanti per l’Italia e la transizione ecologica la vede sicuramente impegnata in prima linea. Ne abbiamo parlato con Paolo Lamberti, presidente di Federchimica, al quale abbiamo chiesto di partire da una fotografia generale. Presidente, che ruolo occupa all’interno del settore manifatturiero e quali trend avete osservato negli ultimi anni? L’industria chimica in Italia, con più di 2.800 imprese, è il terzo produttore europeo dopo Germania e Francia e il sesto settore industriale del Paese. Il settore impiega oltre 112mila addetti e, considerando anche l’indotto, attiva complessivamente 278mila posti di lavoro. Già nel 2021 il settore ha ripristinato i livelli di attività pre-Covid, tornando quindi a realizzare un valore della produzione di 56,4 miliardi di euro. Nel primo semestre di quest’anno la produzione chimica in Italia ha mantenuto un segno positivo (+0,4% nel periodo gennaio-giugno) grazie soprattutto alla vivacità di alcuni settori, come il comparto delle costruzioni, alla ripartenza dei settori clienti più colpiti dalla pandemia, quali la moda e l’alimentare e, più in generale, al sostegno degli ordini pregressi. Tuttavia, nel secondo semestre abbiamo assistito a un significativo deterioramento: una brusca frenata, già visibile nei mesi estivi, con un notevole arretramento della produzione che ci porta a stimare di chiudere il 2022 con un calo complessivo del 4%. Che impatto ha avuto l’aumento dei costi energetici sulle imprese del settore? E che cosa prevede per i prossimi mesi? Con il passare dei mesi, avvertiamo la crisi energetica con sempre maggior forza: crescono i costi e si indebolisce la domanda dei settori clienti, con casi di rinvio e cancellazione degli Intervista a Paolo LAMBERTI Paolo Lamberti L’ Caro energia, i rischi per L’INDUSTRIA CHIMICA

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