Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia, grazie alle scelte coraggiose compiute dall’Unione europea con il Next Generation Ue e al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Spesso la burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario, ma possiamo farcela se mobilitiamo le migliori energie del Paese senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, come recita il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento. Ritiene che questi temi siano sufficientemente valorizzati nel dibattito politico italiano? Pochissimo. Ma la forza del Paese è nel suo Dna e, nonostante l’assenza di misure politiche adeguate, il tessuto produttivo fa la propria parte. La carenza di materie prime ci ha spinto ad utilizzare quella fonte di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana. Abbiamo così costruito un sistema più efficiente: i rottami di Brescia, gli stracci di Prato, le cartiere della Lucchesia non sono figli di un decreto ma la risposta ad una necessità. Symbola ha all’attivo oltre vent’anni anni di storia. Oggi conta oltre 140 soci. Cosa l’ha portata a creare questa fondazione? E che cambiamenti ha visto in questi anni? La fondazione nasce dalla necessità di mettere in rete i punti di forza del Paese. Il nome scelto non è un caso. Nell’antica Grecia il “simbolo” era una tessera di terracotta spezzata a metà, le cui parti erano perfettamente combacianti. Questo ci fa capire che, a volte, anche cose che sembrano diverse, contribuiscono a un fine comune e che le sfide si affrontano se insieme ci si muove verso una società più a misura d’uomo. Questo vale ancora di più per l’Italia, che è forte e può guardare con più fiducia al futuro quando fa l’Italia e cioè quando incrocia l’innovazione con la qualità, con la bellezza, con le comunità, con i territori, con la coesione. Symbola è oggi un centro culturale e di riflessione e parla attraverso rapporti e iniziative che tendono a capire quali sono, nel Paese attuale, le radici del futuro. Da questo punto di vista io direi che negli anni è molto aumentata la percezione che ci sia una missione comune legata ai temi quali la green economy, la cultura, la coesione sociale. Emerge, insomma, una necessità di agire che cresce e si rafforza. Il nostro Paese ha tanti primati, spesso poco conosciuti. Nell’economia circolare, per esempio, è il più virtuoso in Europa. E le aziende che investono in tecnologie e prodotti green fatturano e assumono di più rispetto alle altre 49 FOCUS Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 Foto yokieyok © 123RF.com

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