Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

24 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO Nell’Italia a due velocità VINCE IL LOCOMOTORE DI TESTA di Luigi ABETE Oggi ci troviamo a vivere un’esperienza che non avevamo mai vissuto in passato. Eravamo abituati a vedere un’economia italiana che soffriva più delle altre, perdendo nelle fasi di recessione, recuperando meno nei momenti di ripresa ed accumulando in questo modo un crescente ritardo. Negli ultimi due anni e mezzo è, però, successo qualcosa di diverso: già alla fine del 2021, l’Italia aveva recuperato l’ampia flessione sofferta nella prima parte del 2020, per poi raggiungere, prima che il peggioramento del contesto internazionale rendesse le prospettive nuovamente incerte, un guadagno in termini di Pil rispetto alla fine del 2019 prossimo al 2%, più ampio sia di quello francese che di quello tedesco. La ripresa italiana ha riflesso prevalentemente il forte recupero degli investimenti, cresciuti di oltre il 20% sia nella componente delle costruzioni che in quella dei macchinari, ma anche il ritorno dei consumi delle famiglie che, superati momenti più difficili della pandemia, sono tornate a spendere con una crescente attenzione alla qualità della vita. A livello settoriale, all’iniziale recupero del manifatturiero e alla solida crescita delle costruzioni si è gradualmente aggiunto il sostegno dei servizi, che hanno beneficiato anche del ritorno del turismo. Una ripresa solida, che nasconde cambiamenti importanti che meritano di essere approfonditi. Ciò che molti faticano a vedere, continuando a considerare i dati visti sopra come un semplice “rimbalzo”, è che l’Italia degli ultimi 6-7 anni è diventata un paese diverso da quello che ha faticato nei primi quindici anni del 2000. Pur continuando a essere frenato da alcuni problemi strutturali (penso ad esempio al divario di efficienza tra settore privato e settore pubblico, o tra Nord e Sud), il nostro Paese è molto cambiato nella capacità di reazione sia delle famiglie sia delle imprese. Certo, non tutti sono stati in grado di adeguarsi al cambiamento: alcuni (e parlo di individui, ma anche di imprese), gravati da condizioni di partenza difficili, sono rimasti indietro, e nel lungo periodo tendono a distanziarsi sempre di più. Cosicché oggi la velocità del Paese è la combinazione di due locomotori, uno più veloce e uno più lento. L’evidenza ci dice che è il primo dei due ad avere la meglio. Purtuttavia, a dispetto di tutte le difficoltà, si stima che per effetto delle misure fiscali intraprese nel 2022 la diseguaglianza nel nostro Paese è diminuita. È di poche setLuigi Abete

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