Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

Le imprese devono guardare ai megatrend internazionali. Ne vedo due: l’innovazione tecnologica e la transizione ambientale. Le nostre innovazioni possono contribuire a un nuovo modello di produzione a livello mondiale 19 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 PRIMO PIANO basso (del primo quintile della popolazione) l’incidenza sul reddito sale al 16,6%; per l’ultimo quintile (quello delle famiglie con reddito più alto) l’incidenza si riduce “soltanto” al 10,4%. Quali interventi normativi ed economici sarebbero necessari per minimizzare i rischi del prossimo anno? La manovra di bilancio del governo consente il rinnovo delle misure esistenti contro il caro-energia almeno fino al 1° trimestre 2023 e avrà un impatto positivo sulla crescita economica, pur non mettendo a rischio la traiettoria di graduale riduzione di deficit e debito pubblico nei prossimi anni. È positivo che le risorse siano maggiormente concentrate sul contrasto al caro-bollette, piuttosto che sulla spesa in carburanti. È da salutare con favore il fatto che la maggior parte degli interventi non siano generalizzati ma indirizzati soprattutto alle famiglie meno abbienti (e alle imprese energivore), vista la forte asimmetricità dell’attuale shock. Il grande problema dell’Italia è la mancata crescita della produttività, rimasta piatta negli ultimi vent’anni a differenza di un +20-25% registrato in Germania e Francia. L’obiettivo di un incremento della produttività dovrebbeguidare, insieme all’emergenza energetica, l’azione del governo. È fondamentale l’attuazione del Programma nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che rappresenta la più grande opportunità per realizzare un vero rilancio dell’economia e avviare un percorso di crescita sostenibile e trasformazione strutturale del suo sistema economico e produttivo. Che cosa suggerirebbe alle imprese per affrontare le sfide del 2023? Le imprese devono guardare aimegatrend internazionali. Ne vedo due: l’innovazione tecnologica e la transizione ambientale. Mi concentro suquest’ultima, dove l’Europa è più avanti rispetto ad altre aree del mondo. Il cambiamento climatico è una realtà, come dimostrano gli eventi catastrofici che osserviamo quotidianamente. Ancora oggi, c’è chi vede queste tematiche come un insieme di vincoli e quindi di costi. Ma quando un trend è così chiaro, si tratta di opportunità. L’Italia non può sottrarsi a questa sfida, non soltanto per gli elevatissimi costi che un paese come il nostro dovrebbe sopportare in caso di inazione, ma anche perché siamo uno dei principali paesi manifatturieri nel mondo e possiamo dare un enorme contributo verso un’economia più sostenibile, rafforzando al tempo stesso la nostra competitività. Si tratta, come già avvenuto per altre grandi trasformazioni del passato, di rivoluzionare attività e prodotti, anche e soprattutto quelli più tradizionali, tipici del nostro made in Italy: dalla moda ai mobili alla filiera agro-alimentare, al centro del sistema della bioeconomia. Le nostre innovazioni possono contribuire a un nuovo modello di produzione a livello mondiale. Abbiamo già raggiunto importanti successi sul piano scientifico e industriale. Abbiamo la possibilità di diventare leader mondiale per l’economia ambientale e sostenibile, con ricadute positive in termini di crescita e occupazione. Foto Viktoriya © Shutterstock

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