Civiltà del Lavoro, n. 6/2022

122 Civiltà del Lavoro novembre • dicembre 2022 22 grandi classiche a tappe e due record dell’ora, dallo scorso 18 dicembre sono esposte in una mostra permanente insieme a 400 fotografie inedite, installazioni, filmati e 80 maglie da competizione. Nei mille metri quadrati dell’esposizione, un luogo di lavoro trasformato in un museo, ci sono biciclette protagoniste di imprese leggendarie, tra cui quella con cui Eddy Merckx vinse il record dell’ora nel 1972, quella con cui Beppe Saronni conquistò il Mondiale di Goodwood del 1982, i gioielli in carbonio che si aggiudicarono cinque Roubaix e il modello con cui Tadej Pogačar vinse nel 2020 il suo primo Tour de France. Ma non solo. Di fronte alla bici di Merckx, ci sono le foto: da Fiorenzo Magni a Gianni Motta, da Freddy Maertens a Giuseppe Saronni. E poi Enzo Ferrari, papa Wojtyla a grandezza naturale, capi di Stato e re. Una sala è dedicata alle maglie, tra le quali spicca quella in lana della Molteni autografata proprio da Merckx. Ma è indubbio che il fascino stia nelle bici: quella di Franco Ballerini del 1998 porta ancora il fango dell’Inferno del Nord e del pavé. Tutto autentico. Il fango è lì da 24 anni così come la bici con cui AbrahamOlano vinse il Mondiale del 1995 ha ancora la gomma bucata, così come tagliò il traguardo dopo aver forato a due chilometri dall’arrivo. Le biciclette che hanno corso non sono state toccate. Come i prototipi, pezzi unici che non hanno mai visto la luce, anzi, la strada. Sono studi serviti, poi, per realizzare altro, per conseguire nuove vittorie. All’interno de “LA Collezione” è presente anche una “estranea”, la bicicletta Gloria con cui Colnago da giovane corse nella sua carriera da ciclista. In sintesi, “Uno scrigno di ricordi, di sogni passati e futuri, di emozioni e di idee che prendono forma dove tutto è nato”, ha dichiarato Colnago. Ma l’ultima sfida del maestro artigiano del ciclismo italiano non finisce qui e nei prossimi mesi varcherà i confini nazionali. Il museo delle meraviglie ciclistiche affiancherà infatti all’esposizione permanente una mostra itinerante: si partirà dalle Filippine, passando poi dal Messico, dal- “Nella vita ho sempre fatto un passo per volta. Ogni volta che costruivo una bici era una cosa nuova per me. E oggi, a 90 anni, se dovessi stare qua ancora un po’, magari creerei ancora qualcosa di nuovo” MUSEI

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