Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2022

Con la riforma del sistema degli ITS a luglio di quest’an- no, diventati ITS Academy, queste scuole entrano a far parte integrante del sistema terziario di istruzione tec- nologica superiore e quindi fondamentali per mettere in pratica la formazione delle competenze generando occupazione. La riforma non chiarisce ancora come saranno utilizza- ti gli 1,5 miliardi stanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, né con quale atto o disposizione verrà de- ciso il loro impiego. Siamo certi che il numero di ITS e la loro distribuzione ora non sono adeguati rispetto all’offerta formativa che emerge nei territori, ma tra gli obiettivi principali c’è quel- lo di moltiplicare il numero di iscritti e contribuire a col- mare il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro, soprattutto nel sistema delle piccole e medie imprese. Certo auspico che saranno evitate logiche corporative e autoreferenziali, soprattutto di spartizione dei finan- ziamenti pubblici. Si tratta di sicuro di un’occasione imperdibile per ammo- dernare il nostro sistema di istruzione e formazione, per rafforzare gli istituti già presenti sul territorio naziona- le, raddoppiare il numero degli studenti iscritti, ma an- che contrastare la disoccupazione giovanile, potenzia- re l’orientamento nelle scuole per far conoscere meglio queste realtà professionali ai ragazzi e alle loro famiglie. E ritengo possano anche rispondere alle esigenze delle imprese che chiedono più personale specializzato, gra- zie ad un’offerta didattica finalizzata alla formazione di elevate competenze nei settori strategici per lo svilup- po del Paese, e coerentemente con l’offerta lavorati- va dei rispettivi territori. Sicurezza digitale, transizione ecologica, digitalizzazione e infrastrutture per la mobi- lità sostenibile sono alcuni degli ambiti che si vogliono e si devono potenziare. Non si tratta di una rivoluzione, ma di una revisione che deve creare le condizioni per aumentare allievi e corsi, e rafforzare i punti già di forza degli ITS: autonomia, valu- tazione, monitoraggio, rapporto con il mondo del lavoro. Una cosa certa è che le imprese saranno maggiormente coinvolte nella realizzazione di questi percorsi di forma- zione e io credo che dovremmo lasciarci coinvolgere. La forza italiana è sul settore manifatturiero e industriale, è esperienza e tecnicità, la teoria non basta. Spetta a noi contribuire a fornire gli strumenti atti a for- mare questa nuova generazione di professionisti, arti- giani, della moda o di qualsiasi altro settore. D’altronde per avere dei centri con un’offerta formativa che punta sulle tecnologie innovative dobbiamo mettere a dispo- sizione appunto quegli strumenti e quelle tecnologie e farli provare, visto che una volta entrati in azienda, quei giovani dovranno utilizzarli. A prescindere dai fondi pub- blici, da come, e se, saranno impiegati. 71 FOCUS Civiltà del Lavoro settembre • ottobre 2022 Claudio Marenzi è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2016. A capo dell’azienda di famiglia, la Herno, attiva nella produzione di capi di abbigliamento di alta gamma che, sotto la sua guida, si è trasformata, grazie alla ricerca, al design e all’innovazione, da brand di nicchia a marchio globale, presente in 80 paesi nel mondo. Dal 2017 è presidente di Pitti Immagine

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