Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2022

51 Civiltà del Lavoro settembre • ottobre 2022 Stefano Antonio Donnarumma: “Questo calo dei consumi però presenta una componente industriale che è preoccupante. Significa che molte industrie sono in difficoltà a causa del prezzo dell’energia” Foto astemmer © 123RF.com CONVEGNO NAZIONALE no Antonio Donnarumma, Ad e direttore generale Ter- na –. Il fabbisogno nazionale al 2030 è stimato intorno ai 70, ma va considerato però che la velocità di implemen- tazione degli ultimi anni è stata di un gigawatt l’anno”. Esiste dunque sicuramente un problema di execution. L’Ad di Terna si sofferma poi sull’aspetto dei consumi e cita il calo registrato nei mesi di agosto e settembre, compreso fra il 2 e il 3%. “Questo calo però presenta una componente industriale che è preoccupante – afferma –. Significa che molte in- dustrie sono in difficoltà a causa del prezzo dell’energia”. La riduzione della domanda elettrica sta comunque pro- ducendo anche conseguenze virtuose perché “va a van- taggio di un minor consumo degli stoccaggi di gas e quin- di di un superamento dell’inverno che può essere più o meno critico, a seconda delle situazioni che si verifiche- ranno. Intanto però gli stoccaggi sono stati fatti”. Allo stesso tempo bisogna continuare a investire sulle rinnovabili, è il ragionamento di Donnarumma. “I 70 gi- gawatt di gap, tradotti in metri cubi di gas, corrispon- dono a circa 27 miliardi di metri cubi di gas risparmia- ti, che corrispondono più o meno ai 29 miliardi di metri cubi di gas russo che fino a poco tempo fa importava- mo”. In pratica, prosegue l’Ad di Terna, “se implemen- tiamo la transizione energetica con le rinnovabili in Ita- lia nei prossimi anni, rendiamo assolutamente superfluo quel quantitativo di gas”. Sul tema delle rinnovabili Fubini chiama in causa Fran- cesco Starace. “Lei porta a questo tavolo una visione parzialmente diversa – afferma il giornalista – perché fra tutti è quello che ha più puntato sulle rinnovabili”. “È chiaro che c’è una competizione fra sistemi diversi – risponde l’Ad di Enel –. Noi nel 2014 dicemmo: smette- remo di investire in cose che richiedono più di tre anni per essere completate. Oggi stiamo lavorando intorno ai due, quindi mediamente il nostro flusso di investimenti comincia a generare denaro. Che vuol dire? Che abbiamo la libertà di ridirigere investimenti da una parte all’altra con una velocità abbastanza robusta”.

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