Civiltà del Lavoro, n. 2/2022

14 Civiltà del Lavoro marzo • aprile • maggio 2022 LE PERFORMANCE DELLE IMPRESE DEI CAVALIERI DEL LAVORO Desidero portare qui la testimonianza di un recente rap- porto elaborato da Crif Ratings, agenzia specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business informa- tion, su tutte le imprese dei Cavalieri del Lavoro. Anche in un anno di forte crisi come il 2020, viene segnalata una significativa propensione agli investimenti: oltre il 4% del fatturato rispetto a una media nazionale inferio- re all’1%. Non solo, in un anno in cui la sostenibilità fi- nanziaria delle imprese italiane è stata messa a dura pro- va dal contesto pandemico, le imprese dei Cavalieri del Lavoro hanno mostrato una tenuta migliore in termini di metriche creditizie, di sostenibilità del debito, di pa- trimonializzazione e di occupazione. A fronte di un calo nazionale del numero dei dipendenti delle aziende pri- vate del 3,7, le imprese dei Cavalieri del Lavoro sono ri- maste in territorio positivo (+0.1%). Sono dati notevoli, perché le aziende sane non solo contribuiscono a ren- dere più solido e fertile il tessuto produttivo in cui ope- rano, ma concorrono a migliorare la tanto importante reputazione internazionale del Paese. CLIMA E DIGITALIZZAZIONE, PREPARIAMO IL DOMANI Di fronte al mondo del lavoro e delle imprese si pone la sfida del clima. L’ambiente, la biodiversità e la tutela de- gli ecosistemi sono opportunamente entrati nella nostra Carta Costituzionale. Non solo come cittadini ma come uomini di impresa accogliamo con grande favore que- sto passaggio. La sostenibilità è infatti un obiettivo ine- ludibile. Ma per riuscire in questo percorso serve andare molto veloci e, per questo, occorre prima di tutto insi- stere sulla strada della sburocratizzazione, a comincia- re dalle autorizzazioni. Il mondo si sta digitalizzando, il lavoro assume forme del tutto inedite e nuove competenze si affacciano sul mer- cato. Anche in questo caso, occorre andare più veloci. Duole registrare – ed è opportuno farlo oggi in questa occasione – che il nostro Paese è uno nei quali è più al- ta la percentuale di popolazione di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono per- corsi di formazione: il 29% contro una media europea del 17%. Si tratta di 2 milioni di giovani. Avvertiamo for- te il dovere morale di non perderli, di non lasciarli fuori, non solo dal mercato del lavoro ma dal loro stesso futu- ro: nella società della conoscenza la formazione, unita a una sana cultura del fare e del lavoro, è infatti il primo viatico a ogni forma di autentica cittadinanza. Alle sfide poste dal presente, dobbiamo rispondere as- sumendo iniziative concrete per guardare al futuro con ottimismo. Bisogna fare bene. E bisogna fare il bene. Nell’interesse di tutti, così com’è nello spirito della Fe- sta del Lavoro. PRIMO MAGGIO

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=