Civiltà del Lavoro, n. 1/2022

Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2022 LE QUATTRO GUERRE di Putin 9 impensabile è accaduto. Putin ha invaso l’Ucraina e ha scatenato quattro guer- re che ci stanno conducendo sull’orlo del conflitto nucleare. Mentre scriviamo il conflitto è ancora in corso e i tentativi negoziali, in Bielorussia e in Turchia, non hanno sinora avuto successo. La prima guerra è quella sanguinosa combat- tuta tra Kiev, Mariupol e Odessa. Quasi tutti, nonostante gli allarmi americani, pensavamo che Putin avrebbe al massimo invaso il Donbass per “proteggere” le due repubbli- chette separatiste appena riconosciute. Invece ha puntato al bersaglio grosso: l’intera Ucraina, con i suoi 43 milioni di abitanti. L’obbiettivo iniziale era rovesciare il presidente Zelensky (eletto col 73% dei voti) e “normalizzare” un paese oggi democratico ed europeista, spina nel fianco dell’Orso russo. Ma il boccone si è subito rivelato indigesto: Zelensky non è fuggito, i generali ucraini, nonostante le esortazioni di Putin, non hanno fatto il golpe e gli ucraini armati dall’Oc- cidente stanno resistendo. L’armata russa sembra impantanata, ha conquistato solo qualche centro minore e nelle grandi città va incontro a una guerriglia feroce. Putin è a un bivio: radere al suolo Kiev e gli altri grandi centri urbani con i bombardieri e i missili, macchiandosi dell’or- rendo crimine di genocidio, o accettare il negoziato e cercare una via d’uscita. Sulle sue decisioni incide la seconda guerra, quella delle sanzioni, che stanno distruggendo l’e- conomia russa e il cui obbiettivo è anche provocare la reazione del popolo russo, almeno di quel 25-30% (secondo gli ultimi sondaggi la popolarità di Putin è salita dal 63 al 71%) di russi urbanizzati, occidentalizzati e digitalizzati. Qui si innesta la terza guerra, quella energetica: sinora Putin ha continuato a esportare gas e petrolio incassando 800 milioni di euro al giorno, col paradosso che siamo noi occidentali a fi- nanziargli il conflitto. Ma gli Usa hanno bloccato le loro (scarse) importazioni di gas russo e la Gran Bretagna entro l’anno farà a meno del petrolio di Mosca. Anche in caso di negoziato, pu- re noi dovremo fare a meno dei 30 miliardi di metri cubi russi che importiamo annualmente, il 43% del nostro fabbisogno. La Ue ha varato il piano “RepowerEu” per sostituire gas e petrolio russo: noi italiani dovremo aumentare altre forniture, estrarre più gas dai giacimenti naziona- li, investire in nuovi rigassificatori e ridurre i consumi. È importante che questo non contraddica ma acceleri la transizione ecologica, sbloccando i notevoli investimenti in rinnovabili fermi per lungaggini burocratiche e resistenze locali, co- me ha ricordato il presidente del Consiglio Draghi in Parlamento. Se ne parlerà al Convegno nazionale dei Cavalieri del Lavoro d’autunno dedicato alla sostenibilità e nei workshop prepa- ratori, il primo dei quali si è tenuto il 17 febbraio (ne diamo ampio riscontro in questo nume- ro di Civiltà del Lavoro). Respingere l’aggressione russa è necessario anche per vincere la quarta guerra, quella tra de- mocrazia e autocrazia, diritti e dispotismo, progresso e regressione oscurantista: il patriarca ortodosso russo Kirill, definendo “giusta” la guerra di Putin, ha detto che bisogna “combat- tere contro le parate gay” e la decadenza dei costumi occidentali, visto che nel programma di Zelensky ci sono anche i diritti civili (legalizzazione dell’aborto e unioni gay). Siamo dunque a una prova decisiva: difendere non solo gli ucraini, ma tutelare i diritti come valore fondante della nostra civiltà. L’ EDITORIALE

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=