Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2021

Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2021 obbiamo “proteggere la crescita” ha detto il premier Draghi nella confe- renza stampa di presentazione della Nota di aggiornamento al Def (Na- def) che indica la via fino al 2024. E per “proteggere la crescita” è essen- ziale una convergenza di impegno e strategia tra governo, forze politiche, imprese e sindacati. Per questo Draghi all’assemblea di Confindustria del 25 settembre ha proposto un Patto per lo sviluppo. Patto che riprende la proposta del presidente Carlo Bonomi e che era stata anticipata dal presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro Maurizio Sella che, concludendo il convegno nazionale “La Grande Transizione” a Bologna il 18 settembre, aveva esortato a stipulare un “Patto di respon- sabilità” per proiettare nel futuro il “momento magico” che il nostro Paese sta vivendo. E in effetti, tutti gli indicatori confermano lo stato di grazia del nostro Paese. La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza indica una crescita 2021 al 6% e 2022 al 4,2%, il che significa che entro l’anno prossimo recupereremo il crollo del 9% dell’anno scorso; grazie alla maggiore crescita del Pil sia il deficit sia il debito pubbli- co 2021 saranno inferiori a quelli dello scorso anno; infine, nel 2022 e 2023 lo Stato potrà spendere una ventina di miliardi in più del previsto (nel 2022 saranno 23) per promuovere lo sviluppo (perchè si aggiungeranno ai 230 miliardi del Pnrr), perché il rientro della finan- za pubblica – grazie alla sospensione delle regole europee – potrà essere rinviato al 2024. La “scommessa sullo sviluppo” della Nadef richiede però che tutti i fondi pubblici siano impiegati per favorire la crescita e non vadano “sprecati” in spese improduttive. Per questo è necessario il Patto con le forze politiche e sociali di cui Draghi ha già inizia- to a discutere con i sindacati: tutte le riforme, dal fisco alla concorrenza, dalla previden- za agli ammortizzatori sociali, devono tendere a questo obiettivo. C’è poi un secondo Patto che influirà sul nostro futuro: il Patto europeo di stabilità e cre- scita, che è stato sospeso per la pandemia e che nel 2022 andrà modificato per adeguar- lo alla situazione post pandemica. I paesi “frugali” hanno già detto che dal 2023 si dovrà tornare a una nuova disciplina di bilancio. E questa nuova disciplina dipenderà anche da noi: se la nostra “scommessa sullo sviluppo” avrà successo, se riusciremo a tornare a tassi di crescita strutturali di lungo periodo superiori a quelli degli ultimi 25 anni che ci consentiranno di ridurre progressivamente il debito pubblico, potremo a buon diritto chiedere un Patto di stabilità meno rigido. Se perderemo la scommessa, il futuro Patto di stabilità sarà meno flessibile e più rigoroso. Dipende da noi, dal nostro senso di responsabilità verso il futuro, dalla nostra capacità di affrontare le sfide della ripresa, in primo luogo la sfida della sostenibilità che è la più importante perché, come ha ricordato il presidente Sella a Bologna, riguarda la soprav- vivenza stessa del nostro pianeta e richiede comportamenti virtuosi da parte di tutti: isti- tuzioni, imprese e cittadini. UN PATTO (ANZI DUE) per proteggere la crescita 9 D EDITORIALE

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