Civiltà del Lavoro, n. 3/2021

43 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2021 FOCUS AGOSTINO GALLOZZI è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2004. Ha sviluppato il Gruppo di famiglia, cui fanno capo numerose società che operano nell’intero comparto della logistica marittima e portuale. Ha progettato, realizzato e gestisce il porto turistico della città di Salerno, la Marina d’Arechi con 1000 posti barca resto dell’Europa. Non è estraneo a questo ragionamen- to il grande tema del capitale umano, perché anche es- so si alimenta di visioni, di aspettative, di opportunità, di concreto sviluppo economico e, di conseguenza, sociale, che pone sempre al centro il pilastro delle competenze. E, per altro, proprio un capitale umano, giovane, qualifi- cato e motivato, rappresenta la premessa sulla quale fon- dare la visione di un’Italia vincente sui mercati del mon- do, a patto, però, di avere (e assicurare) una prospettiva che appassioni innanzitutto le giovani generazioni, che in essa possano leggere il proprio futuro. Un capitale umano, giovane, qualificato e motivato, rappresenta la premessa sulla quale fondare la visione di un’Italia vincente sui mercati del mondo, a patto, però, di avere (e assicurare) una prospettiva che appassioni innanzitutto le giovani generazioni Per trainare la crescita economica – sostenuta da una nuova stagione di politiche industriali espansive – è pos- sibile porre due concetti fondamentali: “innovazione e internazionalizzazione”, uniti ad un terzo elemento, uni- co in riferimento al nostro Paese, la “narrazione”. L’Italia è probabilmente il solo paese al mondo che può aggiungere al valore materiale delle proprie produzioni, l’elemento immateriale della propria narrazione, il cosid- detto Italian Way of Life. Se questo quadro di riferimento può essere l’ispirazione, va detto che incentivare la crescita dello spessore cul- turale, collegato ai processi formativi, diventa di fonda- mentale importanza: sono indispensabili più cervelli che consentano all’Italia di interloquire ed operare con una società globale sempre più multiculturale e multietnica, rispetto alla quale le nuove generazioni sono in via na- turale già pronte. In questo orizzonte, bisogna puntare sia sulla preparazione tecnico-scientifica che su quella umanistica: coniugare questi due asset alla produzione – e alla necessaria, conseguente, narrazione che presen- tiamo al mondo – conferisce la qualità necessaria a ogni prodotto a valore aggiunto per essere, quindi, unico. Tutto risulterebbe vano, in questa fase di grandissime opportunità e potenzialità, se il Paese non dovesse mo- dificare radicalmente la capacità realizzativa e, quin- di, la governance dei propri processi, particolarmente nell’ambito delle istituzioni e delle funzioni pubbliche, con una rivoluzione, innanzitutto culturale, che guardi al raggiungimento degli obiettivi e non alla mera osser- vanza delle procedure. È evidente che una governance confusa è figlia della man- canza di visione, perché – se c’è un processo di lettura attento e in simbiosi con la realtà dei fatti – i percorsi decisionali possono diventare semplici e lineari, in quan- to non più fondati sulla auto-tutela del singolo, ma sui grandi traguardi che il Paese può (e deve) cogliere. Foto peshkov © 123RF.com - Billion Photos © Shutterstock

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