Civiltà del Lavoro, n. 3/2021

35 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2021 FOCUS La pandemia ha evidenziato la fragilità di una delle principali vocazioni del Mezzogiorno: il turismo. A suo avviso, occorre ripensare questa specializzazione op- pure è possibile attrezzarsi sin d’ora per contenere gli effetti di altre pandemie? Una cosa non esclude l’altra. Io non penso che un terri- torio vasto e complesso come il Mezzogiorno possa cen- trare la propria economia solo sul turismo. Sarebbe anche uno spreco di tante altre risorse e po- tenzialità che lo caratterizzano e che dobbiamo riuscire a mettere a frutto. Questo non vuol dire abbandonare il turismo, anzi dobbiamo rafforzarlo. La grande ricchezza naturale, culturale, storica che tutti riconosciamo alle regioni meridionali produceva appe- na il 14,7% degli incassi del turismo in Italia prima del- la pandemia. È evidente che c’era già qualcosa che non andava. Limitando i viaggi all’estero, molti connazionali hanno ri- scoperto le bellezze del nostro Paese. Si è affermato un turismo “diffuso”, diverso dall’overtourism che caratte- rizza le grandi città o le riviere più rinomate: più desta- gionalizzato, rivolto verso luoghi da scoprire o riscopri- re, preferibilmente outdoor o nei borghi lontani dalle masse, in nome di una vacanza all’insegna del benesse- re psico-fisico e della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Queste nuove esperienze possono intercet- tare nel migliore dei modi la vocazione turistica dell’Ita- lia meridionale e delle aree interne del nostro Paese e possono quindi renderle molto competitive a livello in- ternazionale, a patto di dotarle delle infrastrutture ma- teriali e digitali e dei servizi necessari, come inizieremo a fare con il Pnrr. Lei si è dichiarata favorevole alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, che non rientra fra le opere finanziate dal Pnrr, precisando che occorre un patto politico che regga in questa e nelle legislature succes- sive. Tuttavia, in questi anni la mancanza di continuità nelle scelte ha caratterizzato il nostro Paese e causa- to molti ritardi. Cosa la incoraggia a pensare che con il Pnrr il copione sarà diverso? È vero, negli ultimi decenni il nostro Paese – non solo la politica – ha vissuto di contrapposizioni più che di col- laborazione. Ma credo che questo governo segni un cambio di pro- spettiva, dal quale sarà difficile tornare indietro. Ovvia- mente, conclusa questa esperienza, si ricomporrà la na- turale dialettica politica, com’è giusto che sia. Ma proprio l’orizzonte del Pnrr e il metodo introdotto dal presidente Draghi ci stanno aiutando a guardare tutti insieme al futuro, anche proponendo ricette diverse, ma senza distoglierci dal risultato che vogliamo ottenere. Mi auguro che sarà così anche per il Ponte sullo Stret- to, che non è nel Pnrr perché i tempi di realizzazione sa- rebbero stati più lunghi. Ma si tratta di un’opera neces- saria, che acquista ancora più senso oggi che abbiamo impostato la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria fino a Reggio Calabria e sulla Palermo-Messina-Catania. Nessuno potrà più dire che il Ponte sarebbe una catte- drale nel deserto, anzi diventerà indispensabile per col- legare la Sicilia in poche ore al resto d’Europa, in manie- ra sicura e sostenibile sul piano ambientale. Io non penso che un territorio vasto e complesso come il Mezzogiorno possa centrare la propria economia solo sul turismo. Sarebbe anche uno spreco di tante altre risorse e potenzialità che lo caratterizzano e che dobbiamo riuscire a mettere a frutto

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