Civiltà del Lavoro, n. 3/2021

32 Civiltà del Lavoro giugno • luglio 2021 FOCUS Con il governo Draghi È CAMBIATA LA PROSPETTIVA A colloquio con Mara CARFAGNA di Silvia TARTAMELLA l Piano nazionale di ripresa e resi- lienza rappresenta una grande oc- casione per realizzare finalmente la convergenza tra Sud e Centro- Nord. Ne abbiamo parlato conMara Carfagna, ministra per il Sud e la Coesione territoriale. I dati dicono che alle regioni dell’Italia meridionale an- dranno 82 miliardi di euro, che costituiscono il 40% delle risorse con una destinazione specifica sui ter- ritori. Ai fondi Pnrr si aggiungono poi i fondi strut- turali europei, i fondi nazionali per la coesione e al- tri programmi per un totale di oltre 200 miliardi nei prossimi 7-8 anni. Le proiezioni che il suo ministero ha fatto sugli effetti sul Pil nel Mezzogiorno sembra- no molto incoraggianti. Quale potrebbe essere la fo- tografia del Sud fra 10 anni? Le previsioni contenute nel Pnrr dimostrano l’eccezio- nalità dell’intervento messo in campo dall’Unione euro- pea, l’attenzione che il governo ha posto sul tema della coesione territoriale e le potenzialità che il nostro Mez- zogiorno possiede e che possono consentirgli – se op- portunamente sfruttate – di compiere un grande salto in avanti e di trainare la ripresa dell’intero Paese. Stiamo parlando di un tasso di crescita del Pil pari al 24% in sei anni, superiore a quello che si registrerebbe nel- le altre regioni d’Italia, così da ridurre il divario tra Sud e Centro-Nord. Ma la cosa più importante è che non si tratterebbe di una ripresa jobless, che non dà lavoro, come purtroppo abbiamo visto negli ultimi anni. Anzi, a trarne vantaggio saranno soprattutto le categorie finora più svantaggiate: è prevista infatti una crescita del 5,5% dell’occupazione femminile e del 4,9% di quella giovanile. Attenzione, si tratta di dati parziali, che si riferiscono al solo impatto diretto degli investimenti contenuti nel Pnrr e non considerano né altre misure già in essere (co- me gli sgravi contributivi), né gli effetti più a lungo ter- mine che deriveranno dalle riforme già avviate, dal raf- forzamento delle infrastrutture sociali e sanitarie, dalle misure di conciliazione dei tempi tra vita e lavoro, dal miglioramento dei livelli di istruzione e formazione, so- prattutto nelle materie STEM. Poi – come giustamente notava nella sua domanda – non dobbiamo dimenticare l’impatto delle politiche di coe- sione sia europee che nazionali (dai Fondi strutturali al Fondo di Sviluppo e Coesione, passando per le misure più a breve termine di React-EU). Lo sforzo che stiamo rea- lizzando in queste settimane è rivolto proprio in questa direzione, per far sì che questi investimenti siano com- plementari e aggiuntivi rispetto a quelli del Pnrr, così da integrarne e rafforzarne gli effetti, senza sovrapposizioni. Tutto ciò determinerà effetti significativi ben oltre la sca- denza del piano nel 2026 e, in questo senso, potrà dav- vero cambiare il volto del Paese e, in particolare, delle regioni meridionali. Sarà un’Italia più unita, più moder- na e più sostenibile sul piano sociale e ambientale. E il I Mara Carfagna

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