Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 l futuro dell’Italia sta in 334 pagine, 4 riforme, 6 missioni, decine di tabelle e centi- naia di progetti. È il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza che coi 191,5 miliardi europei e i 30,6 nazionali del Fondo nazionale complementare (più altri 27 per l’Al- ta Velocità entro il 2030) dovrebbe portarci fuori dalla recessione pandemica ver- so un’Italia più dinamica e competitiva. Il Pnrr, insieme al piano vaccinale e alle graduali riaperture, è la doppia “scommessa ragionata” del go- verno Draghi. Qui si gioca il futuro del nostro Paese e anche dell’Ue, perché se il nostro piano dovesse fallire tutta l’Europa subirebbe una battuta d’arresto. La posta in gioco è dunque altissima e gli obiet- tivi ambiziosi: il Pnrr dovrebbe promuovere un incremento aggiuntivo del Pil di 16 punti fino al 2026 (data di conclusione delle opere del Pnrr) per rimettere il nostro Paese su quel sentiero di crescita sostenibile che avevamo smarrito da vent’anni. Solo così potremo ridurre l’immenso debito pubblico che la pandemia ha fatto crescere fino al 160% del Pil. In caso contrario, consegneremmo ai nostri fi- gli e nipoti un Paese alle soglie del default, che nessuna Bce potrà impedire. È essenziale che tutto il Paese comprenda l’importanza della sfida e s’impegni a vincerla mettendo tra parentesi gli interessi pur legittimi di partiti, categorie, territori, gruppi e consorterie varie. Le 4 riforme (semplificazione della Pa, giustizia, fisco e promozione della concorrenza) e i diversi pro- getti scontenteranno alcuni, perché necessariamente metteranno in discussione interessi e aspet- tative, rendite di posizione e privilegi consolidati. Tutti dovremo impegnarci a fare qualcosa in più o ad accettare qualcosa in meno per costruire un Paese più innovativo e digitale, sostenibile e coeso, più inclusivo per giovani e donne, “creativo e pragmatico” come ha detto il presidente del Consiglio. Il rischio vero è che ciascuno, a cominciare dai partiti ossessionati dai sondaggi, si concentri sul pro- prio “particulare”, sulle bandierine da sventolare di fronte ai propri seguaci, siano Quota 100, il Super- bonus, la Flat tax, il cashback, questa o quella infrastruttura, e sul Pnrr si combatta una guerra di tut- ti contro tutti. In questi giorni si è spesso evocato il Piano Marshall dell’immediato dopoguerra, anche se in quel ca- so i soldi erano americani e qui sono nostri (perché anche quelli europei a fondo perduto alla fin fi- ne sono nostri). C’è solo un aspetto del Piano Marshall che va sottolineato, come ha fatto il presiden- te Mattarella ricordando il 25 aprile: la straordinaria unità e abnegazione con cui i nostri padri hanno saputo utilizzare quelle risorse per ricostruire e restituire l’onore a un’Italia distrutta e umiliata dalla guerra. Sono questa unità e questa abnegazione, ancor più dei miliardi, le risorse essenziali per vince- re la scommessa del Pnrr e avviare la nuova ricostruzione del nostro Paese. I Cavalieri del Lavoro, le cui aziende dimostrano performance superiori a quelle del mercato (come evidenzia il Rapporto CRIF sulle aziende dei Cavalieri del Lavoro che pubblichiamo in questo numero di Civiltà del Lavoro), sono pronti a impegnarsi per vincere la sfida del futuro. Paolo Mazzanti I Le risorse necessarie del PNRR 9 EDITORIALE

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