Civiltà del Lavoro, n. 2/2021

54 Civiltà del Lavoro marzo • aprile 2021 FOCUS Minibond, fondi di gestione ma soprattutto FIDUCIA A colloquio con Enrico MARCHI economia vive di numeri ma anche di sentimenti e, tra i sentimenti, quello che adesso più conta è quello della fiducia. “La fiducia che ogni cittadi- no attribuisce alla propria situazio- ne personale ma anche la fiducia che ciascuno nutre complessivamente nel Paese”, afferma il Ca- valiere del Lavoro Enrico Marchi, presidente di Banca Finint, e numero uno del Gruppo Save, società di gestione degli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia. La crisi ha frenato l’economia, con un evidente impove- rimento di ampie fasce della popolazione. La crisi è tut- tavia anche alla base della grande incertezza che tiene immobilizzati sui conti correnti capitali enormi. Oggi si calcola che ci siano quasi 2000 miliardi di euro sui conti e depositi bancari, mentre il Pil italiano è sceso del 9%. Si tratta di un paradosso solo in apparenza, perché in realtà L’ è la conseguenza del fatto che l’allentamento dei consumi è stato maggiore della perdita delle entrate. Se il mio reddito diminuisce di 100 e poi taglio la spesa e gli investimenti di 120, risparmio 20 euro ma non posso dire che intanto ab- bia accumulato più ricchezza. Una recente ricerca della Cgia di Mestre ha sottolineato come, a livello pro capite, l’anno scorso ogni italiano abbia perso mediamente 2.600 euro di reddito, mentre un’altra analisi della Commissione euro- pea dice che la spesa dei consumi delle famiglie è calata di oltre 4.000 euro. Ecco quindi spiegata la differenza, i livelli di spesa degli italiani sono tornati indietro di 20 anni, non siamo più ricchi perché ci sono più depositi, solo abbiamo speso meno di quello che abbiamo mantenuto. La liquidità in giacenza è in gran parte finanziata in deficit. Secondo lei c’è un’adeguata consapevolezza del peso che si rischia di lasciare sulle spalle delle nuove generazioni? Alla fine di quest’anno si prevede un aumento del debito pubblico pari al 160% del Pil, una cifra che non si è mai vi- sta nell’ultimo secolo. Si tratta obiettivamente di numeri che spaventano e non è nemmeno immaginabile pensare a una riduzione sensibile del debito pubblico nei prossimi anni. Non a caso il Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni ha annunciato la sospensione del patto eu- ropeo di stabilità almeno fino al 2022. Alla crescita dei va- lori nominali dovrà fare seguito una crescita reale, da que- sto punto di vista il calo dei tassi di interesse è senz’altro fondamentale per rendere più sostenibile il nostro debito. Secondo lei c’è il rischio che l’attuale cautela dei rispar- miatori possa diventare un freno per il rilancio anche una volta trascorsa la fase pandemica? Gli italiani, come è noto, sono sempre stati dei grandi ri- sparmiatori, di gran lunga più della media degli europei e non faccio nemmeno paragoni con gli Stati Uniti. C’è una tendenza psicologica molto consolidata, se vuole una buo- Enrico Marchi

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