Civiltà del Lavoro, n. 1/2021

58 Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2021 LIBRI serali, saldatore e montatore alla storica fabbrica di biciclet- te Gloria di Milano, le avventure da corridore e il “cinque per cinque”. Notte e giorno a montare ruote, fino a quan- do nel 1954 nasce la prima biciletta con il marchio Colnago. L’anno successivo l’incontro con Fiorenzo Magni segna l’ini- zio della carriera come meccanico nel mondo del ciclismo professionistico, poi l’invenzione della forcella piegata a fred- do, fino ai Tour de France con Eddy Merckx, per arrivare ai mondiali di Vittorio Adorni e Giuseppe Saronni. Le sue vit- torie sono tante, 61 titoli mondiali e 18 olimpici. L’ultima a settembre dello scorso anno, quando Tadej Pogačar con- quista il podio del Tour de France in sella alla Colnago V3Rs. La biografia è la storia del meccanico, del telaista e dell’indu- striale, ma anche la storia dell’Italia dal secondo dopoguerra moglie Vincenzina e per il fratello Paolo, l’amicizia con Gior- gio Squinzi – ma anche un susseguirsi di cronache e di aned- doti in cui sono protagonisti uomini, incontri e occasioni cercate. Qui di seguito alcuni estratti del libro. SABATO 24 NOVEMBRE 1945, LA SVOLTA Certe date non si possono dimenticare, e quella è fondamentale, come una seconda data di nascita, roba da scriverla sulla carta di identità. Ero all’oratorio quando vidi un avviso: cercavano lavoro a Milano. Come si diceva una volta: chi volta el cuu a Milan, volta el cuu al pan. Una settimana prima proprio il Luigi Oggioni era andato a lavorare a Milano. E ci lavorava già anche suo zio Giovanni. Fu il Luigi Oggioni a propormi di andare con lui, alla Gloria, di Alfredo Focesi. Non mi sem- brava vero. La Gloria era la Juventus, anzi, la Lancia delle biciclette: roba d’élite, roba da sciuri. E il nome Gloria pro- metteva successi, vittorie, trionfi, un destino inevitabile. […] LE AVVENTURE DA CICLISTA, POI UNA CADUTA. È L’I- NIZIO DEL SUCCESSO Al professionismo non sarei mai arrivato. A diciannove anni partecipai alla Milano – Busse- to, una classica per dilettanti. […] Quel giorno arrivò primo Ettore Comellini, che l’aveva già vinta due anni prima, nel 1952. Io dopo il traguardo caddi, mi feci male a una gamba, e la gamba si gonfiò. Mi caricarono su una Giardinetta, bici compresa, e mi portarono all’ospedale di Vimercate. Frat- tura del perone destro. […] Quarantacinque giorni immo- bilizzato così. Adesso ti tirano, ti spingono, ti rimettono in piedi dopo un giorno e in sella dopo una settimana. Allora c’era il divieto assoluto di muoversi. Ma io non volevo per- dere il lavoro. Così al caporeparto, Angelo Righi, chiesi il permesso di lavorare a casa: avrei centrato e montato ruo- te. […] Mi portavano le ruote su un autocarro. Mio padre, preoccupato dalla quantità di ruote, mi domandava: «An- diamo fuori di casa noi?». Macché: andai fuori di casa io. Quando mi accorsi che guadagnavo di più in una settima- na a casa montando e centrando le ruote che in un mese lavorando in officina, chiesi un altro colloquio al Righi, che mi portò da Papà Focesi. Trovammo subito l’accordo: ven- ticinque biciclette da montare a settimana. Fu l’inizio. Da un contadino affittai una stanza in viale Giuseppe Garibal- di 10 a Cambiago, un cinque per cinque, totale venticinque metri quadrati, e quello era il mio bugigattolo, la mia bot- tega, anzi, il mio regno. 1954, LA PRIMA COLNAGO La mia prima bicicletta – mia con il mio nome, cioè, con il mio cognome – proprio in quell’anno, il 1954. Colnago. La prima Colnago. Esaltante. Una, poi due, cinque, dieci, una cinquantina. Per i dilettan- ti della mia zona. Correvano, raccontavano, esponevano la “Per essere assunto alla Gloria dovetti falsificare il documento di nascita, perché non si poteva avere il libretto di lavoro prima di 14 anni. Facevo l’aiuto saldatore e tra i miei compagni c’erano Ernesto Formenti, pugile che ha conquistato la medaglia d’oro all’Olimpiade di Londra ‘48 e Gian Maria Volontè, figlio di portinai, divenuto attore di fama” ad oggi e degli sviluppi della tecnologia ciclistica: dalla pri- ma bicicletta in acciaio, La Freccia di Cambiago del 1955, al prototipo Concept del 1986, nato dalla collaborazione con Enzo Ferrari, in cui telaio e congiunzioni sono in carbonio. L’opera è un viaggio nei ricordi di Colnago – l’amore per la

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