Civiltà del Lavoro, n. 1/2021

32 Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2021 Mi scusi, ma non le sembra che, nelle modalità e nei tem- pi di realizzazione, quello che abbiamo visto a Genova è tutto tranne che normale? Mi rendo perfettamente conto, l’elemento straordinario c’è stato ed è stato nei tempi di risposta della Pubblica am- ministrazione. La burocrazia ha dato risposte a una veloci- tà incredibile, confermando ulteriormente quanto sia de- terminante il suo ruolo. La burocrazia è lo scheletro dello Stato, senza non si va da nessuna parte e proprio per que- sto c’è da rimanere senza parole quando poi si assiste, fin troppo spesso, a ritardi se non proprio a episodi di intral- cio da parte di chi dovrebbe invece garantire che le cose si facciano. Quello che il caso Genova ha portato in dote è la prova che se si crea un sentimento di condivisione sugli obiettivi, allora non c’è ostacolo che tenga. Ma questo sentimentomatura di rado, è questo il problema. È così. Nell’aprile del 2019 è crollato un piccolo ponte ad Aulla, un paio di mesi fa il fiume s’è portato via anche le ma- cerie. In un anno non si è fatto niente, laddove con un mini- mo di impegno quel ponte si sarebbe messo su in tre me- si. Ecco, sono queste le cose che non vanno. L’Italia ha un potenziale enorme, con tutto l’aratro di una pubblica am- ministrazione lenta, di una giustizia quasi immobile e di una attività d’impresa oppressa, siamo il secondo Paese mani- fatturiero d’Europa e tra le prime potenze industriali del mondo. Mi chiedo cosa possiamo diventare se si riuscisse a rendere ordinario quello che potrebbe e dovrebbe esserlo. In Italia è la prima volta che viene utilizzata la figura del Project Management Consultant per un'infrastruttura pubblica di queste dimensioni. Una figura, in questo ca- so, espressa dal Rina. Di cosa si tratta? La figura del Project Manager è presente in tutto il mondo, in Italia molto meno e questo rende la realizzazione delle opere più lunga e senz’altro più costosa, perché viene me- no una gestione ottimale basata su un planning puntuale dall’inizio al termine dei lavori. Non solo, l’unità responsabi- le del project management si affianca a coloro che devono guidare l’operazione sin dal concepimento dell’operazione ed è per questo che poi diventa possibile trovare soluzioni in modo rapido allorché si presentino dei problemi, perché stia certo che i problemi ci sono sempre. Il punto è poterli risolvere in breve termine. In una filiera in cui agiscono tan- ti specialisti, è tanto più utile avere un soggetto con com- petenze trasversali. Nel suo ultimo libro Ferruccio de Bortoli fa notare come una delle ragioni di questi ritardi sia la prevalenza di in- teressi di corporazioni all’interesse dei cittadini. Come se i rappresentati di alcuni avessero più peso dell’intera comunità dei contribuenti. La capacità delle corporazioni di difendere il proprio orti- cello e di mantenere lo status quo è direttamente propor- zionale all’incapacità dei politici di fare quello che dovreb- bero, e cioè andare al di là dell’incasso elettorale immediato. L’Italia gioca in questi giorni una sfida che non è esage- rato definire epocale, vederlo affrontato da un ceto po- litico interessato all’incasso elettorale immediato è pre- occupante. O no? Molto, su questo intendo essere diretto. Siamo chiamati a delle riforme strutturali su fisco, giustizia e macchina ammi- nistrativa e siamo chiamati a farlo in nome e per conto dei nostri figli, che di fatto ci finanziano. Ecco, se siamo in grado di farlo va bene, se no è allora meglio non avere i fondi del Next Generation Eu, creeremmo solo un debito inutile. Intervista realizzata il 10 febbraio 2021 UGO SALERNO è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2013. A capo di Rina, gruppo multinazionale con oltre 150 anni di storia che fornisce servizi di verifica, certificazione e consulenza ingegneristica. Nel 2002 è nominato amministratore delegato e nel 2012 presidente. Ha affrontato un complesso processo di ristrutturazione e di rilancio aziendale, favorendo la diversificazione del business e guidando il Rina verso l’internazionalizzazione triplicandone il fatturato e raggiungendo 70 paesi al mondo con oltre 3.900 dipendenti Foto di Andrea Botto PRIMO PIANO

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