Civiltà del Lavoro, n. 1/2021

20 Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2021 I nostri pubblici funzionari sono attrezzati per seguire l’attuazione del Recovery Plan oppure bisognerà attin- gere a professionisti privati? Come ho detto sopra, è necessario un esercizio di realismo. Sarebbe impossibile attivare una struttura tecnica al di fuori della Pubblica amministrazione per varie ragioni. Le due più importanti sono che si emarginerebbero così competenze di fondamentale importanza e di impossibile sostituzione e che si incentiverebbe l’esercizio di un potere di veto. Al di là dei noti problemi di efficacia ed efficienza, la Pubblica am- ministrazione italiana esprime funzionari di elevata qualità e con una dotazione irrinunciabile di informazioni elabora- te; si tratta di assicurare il pieno coinvolgimento di questi funzionari nella attuazione del Pnrr. Senza tali competenze e informazioni, la concreta costru- zione di progetti attuabili diventerebbe un libro dei sogni. Detto ciò, credo anche che affidarsi alla sola Pubblica am- ministrazione sarebbe inappropriato. Gli intrecci fra orizzonti politici di brevissimo termine, ver- tici burocratici e posizioni di rendita sono così pervasivi da compromettere una selezione appropriata ed efficiente dei progetti esecutivi e degli attori pubblici e privati da coin- volgere nella loro realizzazione. Di qui, l’esigenza di trovare un equilibrio fra apporti interni e competenze esterne. Va, peraltro, sottolineato che il processo è delicatissimo e che il tempo ordinario è ormai scaduto. Un altro tema è l’equilibrio tra investimenti pubblici e incentivi agli investimenti privati: secondo lei come an- drebbero coinvolti i privati? La domanda è importante anche perché investe più di un problema. Qui ne evoco solo tre. Va innanzitutto sottoline- ato che le riforme e gli investimenti pubblici dovrebbero es- sere il volano per l’offerta di servizi e per processi produtti- vi che coinvolgono anche, e in misura non marginale, attori privati; inutile ribadire che questo coinvolgimento compor- ta complesse procedure di selezione che dovranno essere attuate in poco tempo ma in forme rigorose. Va poi ricordato che i progetti possono (e devono) anche riguardare disegni di incentivo e forme di finanziamento per investimenti privati. Per esempio: una delle aree strategiche, fissate dalla Commissione, riguarda le innovazioni digitali; e, se combinata con la transizione ecologica, le conseguen- ti traiettorie innovative devono caratterizzare parti fonda- mentali e diffuse del sistema economico italiano. Pertanto, alcuni dei grandi progetti del Pnrr vanno fondati sul soste- gno all’effettuazione di investimenti privati nel perimetro del- le innovazioni digitali con basso impatto ambientale e sulla realizzazione di riforme che li rendano più accessibili ed ef- ficaci. Il disegno esecutivo di tali progetti consiste, quindi, nell’approntare disegni di incentivo che sappiano attivare selettivamente investimenti privati, altrimenti non realizzati, senza scadere in scelte arbitrarie: un compito difficilissimo. Infine, va notato che il mondo post-pandemico ridefinirà i confini fra pubblico e privato e aprirà spazi molto rilevanti a forme di cooperazione. Anche in questo caso almeno un progetto del PNRR – ad esempio, per l’avvio della creazio- ne di smart city – dovrebbe coprire l’area creando così in- vestimenti pubblico-privati. (P.M.) PRIMO PIANO

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=