Civiltà del Lavoro, n. 1/2021

12 Civiltà del Lavoro gennaio • febbraio 2021 occherà a Renato Brunetta, torna- to al ministero della Funzione pub- blica dopo dieci anni, riformare la Pubblica amministrazione. “La resi- lienza siamo noi – ha sottolineato il ministro pochi giorni dopo l’inse- diamento – perché nella Pa risiede il vero elemento catalizzatore della ripresa del Paese. Abbiamo tutti la grande responsabilità di attuare le riforme per la produttività, all’insegna della sem- plificazione chirurgica dei processi amministrativi e dell’in- vestimento sul capitale umano”. La semplificazione amministrativa è un “sempreverde” del- la nostra politica: sono molti anni che i governi prendono solenne impegno di semplificare la burocrazia e sono mol- ti anni che i risultati sono scarsi o nulli. Ma oggi la sempli- ficazione è indispensabile per due ragioni. La prima è che la semplificazione è una delle riforme esplicitamente ri- chieste dall’Unione europea come premessa del Recov- ery Plan. E la seconda perché proprio il Recovery Plan può stanziare le risorse necessarie alla sua realizzazione: e la bozza di Recovery Plan inviata al Parlamento dall’ex gover- no Conte ha destinato alla semplificazione amministrati- va 11 miliardi da investire entro il 2026. Il ministro Brunet- ta ha subito nominato una commissione per l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan coordinata dal capo di gabinet- to della Funzione pubblica Marcella Panucci, già direttore generale di Confindustria di cui fanno parte anche Carlo Cottarelli, commissario alla spending review del governo Letta, i docenti della Bocconi Carlo Altomonte e Raffael- la Saporito, il presidente dell’Aran Antonio Naddeo, i man- ager pubblici Alessandro Bacci e Bernardo Mattarella, il se- gretario generale del Censis Giorgio De Rita, la magistrata del Tar Germana Panzironi e il segretario generale della re- gione Lazio Andrea Tardiola. Dovrebbe essere, dunque, la volta buona per affrontare questo nodo del nostro sviluppo che grava sul sistema pro- duttivo perché ne rallenta la competitività e accresce i co- sti di produzione. L’Italia resta un paese con maggiore rigidità della regola- zione in Europa e nell’intera area Ocse: siamo al 58° posto nella classifica della Banca Mondiale sulla facilità di fare im- presa (23esimi nell’Ue), mentre il World Economic Forum ci colloca 138esimi su 141 economie in relazione alla percezio- ne delle imprese sul peso degli adempimenti amministrativi. Secondo una recente indagine dell’Istituto Competere, il costo degli adempimenti burocratici per una piccola-me- dia impresa è in media nel nostro Paese di 108mila euro l’anno, in una classifica che in Europa ci vede agli ultimi po- sti insieme alla Spagna. Per questo è fondamentale snellire la burocrazia e metterla in grado di sostenere lo sforzo richiesto dal Recovery Plan che, va sempre ricordato, prevede lo stanziamento dei 209 miliardi che arriveranno dall’Europa entro il 2023 e la con- clusione degli investimenti entro il 2026. Tempi strettissimi per l’Italia, che impiega in media dieci anni per progettare e completare un medio investimen- to pubblico. La necessità di accompagnare gli investimenti del Recov- ery Plan con riforme strutturali è stata sottolineata il 6 febbraio scorso dal governatore della Banca d’Italia Igna- zio Visco: “Per quanto essenziale per la modernizzazio- ne della nostra struttura produttiva – ha detto Visco – il Recovery Plan rischia di non essere sufficiente a garanti- re un innalzamento duraturo del ritmo di crescita se non T di Paolo MAZZANTI La riforma della Pubblica amministrazione è esplicitamente richiesta dall’Unione europea. Snellire e velocizzare le procedure è indispensabile per rimettere in moto l’economia e per spendere nei tempi previsti i 209 miliardi che arriveranno dall’Europa SEMPLIFICAZIONE E RECOVERY speriamo sia la volta buona PRIMO PIANO

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