Civiltà del Lavoro, n. 6/2020

33 Civiltà del Lavoro dicembre 2020 i negoziati internazionali vadano avanti in fretta e abbiano successo e che gli Stati Uniti d'America tornino a giocare il fondamentale ruolo che gli spetta, abbandonando le tesi negazioniste che hanno fatto perdere molto tempo prezio- so. I dati del Climate Change Performance Index CCPI Re- sults 2020 restituiscono valutazioni molto basse per gli Stati Uniti in tutte le categorie, tra cui la progressione delle emis- sioni di gas serra negli ultimi cinque anni in termini assoluti. Gli annunci del presidente eletto Joe Biden di rientrare negli Accordi di Parigi e dell’Organizzazione mondiale della sani- tà, di ridurre le emissioni totali di gas serra del 45-50% en- tro il 2030, di elevare gli standard di energia elettrica puli- ta, di migliorare il riciclo dei materiali, lasciano ben sperare in un cambio di rotta, ma sarà una corsa contro il tempo. La vice presidente Kamala Harris, che si è spinta oltre, ap- poggiando completamente la causa del Green Deal, potrà giocare un ruolo chiave. Sicuramente non potremo fare un passo avanti verso gli obiettivi europei del 2030 e le zero emissioni nel 2050 sen- za una coerenza negli accordi commerciali con le più grandi potenze come gli Stati Uniti e, su questo fronte, per l’Euro- pa sarà importante ricostruire le basi per una cooperazio- ne internazionale più forte, in grado di rispondere alle sfide contemporanee, mantenendo saldi i suoi principi. Dobbiamo smettere di pensare a una crescita illimitata e alle produzioni indifferenziate, concentrandoci invece sul- la loro qualità e specificità, imparando “a fare di più con meno”, e questo rappresenta, prima di tutto, un completo cambio di mentalità. Viviamo in un pianeta sovrappopolato, abbiamo ampiamen- te superato i limiti della “capacità di carico” della Terra e il passaggio a modelli di sviluppo in grado di rigenerare pre- ziose risorse naturali come il suolo e l’acqua non è più una scelta, ma una necessità. Mai come oggi, l’economia circo- lare e la bioeconomia possono rappresentare un’opportu- nità straordinaria per superare il modello lineare di sviluppo, decarbonizzare l’economia, ponendo rimedio ai problemi di degradazione degli ecosistemi. Questa rivoluzione si gioca a livello di territori, sull’agricoltura, sulle filiere integrate, sul rapporto tra città e cibo, sull’eco-design di prodotti, sulla lo- ro biodegradabilità nelle applicazioni con rischio di accumu- lo nei suoli e nelle acque, sulle infrastrutture interconnes- se per il trattamento dei rifiuti organici e per la produzione di energia, e sulla messa in campo di processi chimici, fisici e biotecnologici per trasformare scarti in prodotti e sullo sviluppo di standard affidabili e di sistemi di monitoraggio. Per rendere il pianeta più resiliente è essenziale sostene- re una ricerca multidisciplinare e partecipata che coinvol- ga anche le comunità in progetti di territorio che permet- tano di imparare su campo. Le conoscenze scientifiche ed economico-umanistiche dovranno poi evolvere di pari pas- so per trovare un nuovo equilibrio tra sviluppo e uso del- le risorse, per avere manager e imprenditori, investitori e istituzioni che comprendano appieno il valore del capita- le naturale e della stabilità sociale e vogliano includerlo nei loro piani di sviluppo. Nel futuro non sarà facile trovare un nuovo equilibrio tra dimensione globale e locale, tra capitalismo e statalismo, tra pubblico e privato, tra soluzioni dettate dall’emergenza e visione a lungo termine, tra ambiente, industria e lavoro. Serve un nuovo Illuminismo nella definizione delle politiche, che dovrà essere caratterizzato da un equilibrio migliore tra uomo e natura, tra mercati e legge, tra consumo privato e beni pubblici, tra pensiero a breve e lungo termine, tra giu- stizia sociale e incentivi per l’eccellenza. Occorre una scuola pubblica di qualità e accessibile. Soprattutto occorre col- tivare una fortissima etica della responsabilità a livello in- dividuale e collettivo, a partire dalle imprese, per affronta- re in modo costruttivo, con coraggio e spirito di servizio le sfide epocali di una transizione ormai non più rinviabile a partire dai nostri territori. CATIA BASTIOLI è stata nominata Cavaliere del Lavoro nel 2017. È amministratore delegato di Novamont SpA, leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di bioplastiche e biochemicals attraverso l’integrazione di chimica, ambiente e agricoltura. Prodotti a basso impatto ambientale, improntati a un modello di sviluppo basato sulla rigenerazione territoriale. Occupa più di 600 persone e detiene un portafoglio di circa 1.000 brevetti Gli annunci del presidente eletto Joe Biden di rientrare negli Accordi di Parigi e nell’Organizzazione mondiale della sanità lasciano ben sperare in un cambio di rotta, ma sarà una corsa contro il tempo PRIMO PIANO

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