Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2020

13 Civiltà del Lavoro ottobre • novembre 2020 I soldi del Next Generation Eu non sono regali, ma prestiti che andranno restituiti nei prossimi decenni. Se non diventeranno “debito buono”, per dirla con Mario Draghi, niremo per sprecarli e ritrovarci, noi e soprattutto i nostri gli, con una montagna aggiuntiva di “debito cattivo” DEBITO INEVITABILE, MA CHE SIA “BUONO” Altri 40 miliardi dovrebbero andare alla digitalizzazione del Paese, con progetti come la diffusione della fibra ottica grazie all’in- tesa fra Tim e Cassa depositi e prestiti (Cdp) che dovrebbe portare alla società unica della rete con l’integrazione tra la rete di Telecom e quella di Open Fiber, partecipata dal- la stessa Cdp e da Enel, la diffusione del commercio elet- tronico e della Sanità digitale e territoriale, traendo spun- to dall’esperienza drammatica della pandemia.Il programma infrastrutturale comprenderà il progetto Italia ad Alta Ve- locità con la prosecuzione dei treni veloci fino a Venezia- Trieste e il Sud, lungo le direttrici verso la Puglia e la Sicilia (che però richiederebbe la realizzazione del ponte o tun- nel dello Stretto su cui non c’è ancora consenso politico); il potenziamento delle metropolitane e del trasporto pub- blico; la ristrutturazione della rete autostradale e viaria; il risanamento idrogeologico e la manutenzione straordina- ria delle scuole. I progetti legati alla ricerca, formazione e coesione sociale prevedono il rafforzamento dei centri di ricerca e delle relazioni Università-imprese, il miglioramen- to delle politiche attive del lavoro col potenziamento del- la formazione permanente e gli incentivi per le assunzioni di giovani e donne. I progetti, come si vede, non manca- no, visto che la ricognizione delle scorse settimane presso i ministeri ha indicato oltre 550 progetti più o meno pron- ti, per più di 600 miliardi. Il problema è quello di scegliere i più adatti per aumentare la produttività e dunque il Pil del Paese che ristagna da almeno vent’anni. Bisogna sempre ricordare che i soldi del Ngeu non sono regali, ma prestiti che andranno restituiti nei prossimi de- cenni o grants a valere sul bilancio europeo, che non pe- seranno sul nostro debito pubblico, ma comporteranno comunque un aumento dei nostri contributi annui alla Ue. Quindi se non riusciremo a utilizzarli per far crescere strut- turalmente il Pil, se non diventeranno “debito buono”, per dirla con Mario Draghi, finiremo per sprecarli e ritrovarci, noi e soprattutto i nostri figli, con una montagna aggiunti- va di “debito cattivo”. PRIMO PIANO

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